sabato 8 agosto 2015

La paura può essere la forza dei coraggiosi

08 agosto
 
Non c’è altra via d’uscita da un problema legato alla perdita di una persona se non quella di vincere la paura dell’ignoto, di quello cioè che non si conosce abbastanza e che, di conseguenza, genera in se stessi ansia e turbamento. È possibile affrontare e imbrigliare la paura, facendo ricorso a vie già sperimentate e frequentate più volte quali il tatto, la vista, l’udito… – insomma, le vie vitali dei cinque sensi.

Di fronte alla perdita di una persona importante, che a maggior ragione si dice cara, solo il ricorso all’arte dei cinque sensi ci dà la prova ultima che quella persona d’ora in poi non si vedrà più, non si potrà più udire, toccare… frequentare come prima. La scomparsa in una preziosa relazione interpersonale del come prima getta tutti nello spavento del momento presente e futuro. “E adesso cosa faccio?” – normalmente ci si domanda –, per chiedersi con cruda concretezza che cosa in una relazione è cambiato per sempre e che cosa, per logica conseguenza, dovrà cambiare da ora in poi.

La reazione emotiva e di difesa di fronte a una perdita e a un’assenza ormai certa e definitiva di una persona dall’orizzonte della propria vita, più che motivo di scoraggiamento e di senso di abbandono può diventare stimolo ed occasione per superare la paura dell’oltre. È un atto di volontà, se non proprio razionale almeno affettivo, questo aggirare l’ostacolo dell’immobilismo di una persona morta che, di riflesso, blocca i propri processi di movimento interiore: l’altra persona non è più un moto a e da luogo di relazione, la destinazione e la provenienza corrisposta di attenzioni reciproche. Tutto rischia di rimanere sospeso nel vuoto e nell’impossibilità di continuare come pochi istanti prima a colorare ancora l’intreccio delle proprie storie di vita.

Ipotizzare un oltre vita, pensare e abitare un al di qua, ammettendo la possibilità di un oltre, diventa questione di coraggio affettivo, quando nessun pensiero, nessun pregiudizio sul dopo vita, insieme ad altro ancora, sono capaci di toglierci la forza del desiderio e del dialogo interiore, profondo, con chi ci ha lasciato. La paura dell’impossibile frequentazione dell’oltre vita può solo generare coraggio di cuore, quando prendiamo atto che l’amore per una persona non smette di pulsare sia al di qua sia al di là del muro, cercando nuove vie di incontro e di abbracci oltre
 

venerdì 7 agosto 2015

O il nulla, oppure il diverso

07 agosto
 
Alla fine non resta altra possibilità che accettare l’inaccettabile: la morte, cioè, di una persona per noi importante, così come quella di una persona che, anche se prima ad essa non ci sentivamo legati con il cuore, eppure puntualmente ci ritorna ora in mente, senza comprendere appieno il perché del suo ricordo.
 
Ma accettare l’inaccettabile, ricordare il ricordabile non basta. Per quanto uno si possa opporre con tuto se stesso all’evidenza della perdita di una persona, alla fine non resta altro che quella perdita, con cui fare i conti, e la sensazione profonda di una porta chiusa per sempre, di fronte alla quale improvvisamente scopriamo di essere rimasti al di qua della sua chiave.
 
La perdita di una persona fa male, certo che fa male, eccome, ma ancora di più fa un male diverso, paralizzante, profondo, l’impossibilità di continuare con chi se ne è andato via per sempre un rapporto, una relazione, che ora abbiamo capito essere importante e di cui sentiamo di avere davvero bisogno.
 
Che fare? Accettare supinamente l’inevitabilità di perdersi l’un l’altro? Non accettarla? Ribellarsi? Ma a chi e per che cosa? È un bel problema!
 
E giusto per complicare quanto facile non è già di suo, eccoci di fronte al bivio dentro: o il nulla o il diverso. O consegnare al nulla la persona che sta oltre la porta della nostra vita, o ipotizzare che la sua perdita ci indichi un diverso dal presente, una dimensione che in questo momento non consociamo a sufficienza, ma che possiamo pensare essere l’anticipazione di un nuovo modo di vivere oltre questa esperienza materiale.
 
Perché no? O il nulla, oppure il diverso per sempre.

 

martedì 4 agosto 2015

E intanto il silenzio parla

04 agosto

Proprio quando non udiamo più parole di risposta, proprio quando le nostre domande restano tali e non più raccolte, proprio quando ci rendiamo conto che non c’è più un tu in stato di comunicazione con noi, proprio allora il silenzio fuori di noi si mette in dialogo con il silenzio dentro di noi.

Prima ci accorgiamo che al di qua del muro siamo rimasti noi, con solo noi stessi, prima scopriamo quanto il silenzio abbia in sé la forza di trasformare la perdita di una persona nel guadagno di quella persona. Sembra assurdo, eppure è proprio così: quando rientriamo in contatto con il profondo della nostra verità esistenziale proprio allora ritroviamo il senso e il valore irripetibile ed unico della nostra relazione con gli altri.

E così il silenzio al di là del muro fa il suo lavoro in collaborazione con il silenzio al di qua del muro: da una parte ci aiuta ad ascoltare il tintinnio delle nostre emozioni, viceversa ci aiuta a ritrovare il ritmo dei nostri respiri di vita; in un senso ci aiuta a guardarci alle spalle per misurare il valore delle esperienze passate, quelle più vere, nell’altro senso ci aiuta a misurare noi stessi nel momento presente, all’interno delle attuali esperienze di vita in corso; infine, ritroviamo in noi la certezza della fine e l’imperativo di un nuovo inizio, quando accettiamo di non poter più modificare il passato, ma ci disponiamo a vivere il presente con uno stile relazionale decisamente diverso da prima.

E dopo il rumore delle parole, alla fine il silenzio parla, certo che parla, di noi stessi a noi stessi, alla nostra coscienza, alla nostra intelligenza, al nostro cuore e a ciascuno spiega come l’infinito precede, avvolge e segue le parentesi di vita di tutte le persone; di una in particolare che, oltre il muro, già ha fatto sua ed abita un’altra dimensione, pur restando inspiegabilmente sempre in contatto con noi, come nostra mentore: una perdita prima, un guadagno ora non da poco!

lunedì 3 agosto 2015

Che fare al di qua del muro?

03 agosto

Trasportati, come accade ogni giorno, dalla melodia incalzante della vita, non sempre prestiamo la dovuta e fraterna attenzione a quello cui vanno incontro le persone che fino a pochi istanti prima ci camminavano accanto. Eppure, basta la frazione di un semplice e fragile secondo per accorgersi quanto, di colpo, l’inaspettato possa ergersi come un muro incorporeo, eppure pur sempre invalicabile, nel campo delle relazioni umane.

Al di qua e al di là dell’invisibile ciascuno resta abbracciato alla carta da pacco del dono della sua vita. C’è chi si sofferma a ricordare, a trattenere ancora per un istante la vibrazione delle emozioni di un tempo; chi tenta di gettare lo sguardo oltre, per capire e per dare un senso all’inspiegabile; c’è chi usa gli occhi come sorgenti di inarrestabili rivoli di dolore; c’è chi… e c’è chi non è più.

Ai mille monologhi senza più orecchie in ascolto e labbra pronte ad accogliere le sillabe sedute di risposte tutte ancora da prendere il volo, si contrappone una seconda via, quella delle nostre teste appoggiate al muro dell’ignoto.

Ecco cosa si può fare al di qua del muro: appoggiare il proprio orecchio alla parete dell’invisibile e scandagliare l’ignoto in cerca di una risposta alla nostra preghiera: “Ehi, c’è qualcuno in ascolto?”.

domenica 2 agosto 2015

Un passo di troppo e ci si perde per sempre

02 agosto
 
I nostri passi sono misurati, ogni minuto, ogni giorno. Un tanto di passi al mese, un buon quantitativo in un anno. Un preciso e calcolabile numero di passi compiuti nell’arco di un’esistenza.
E all’interno di questi passi ci sta la vita di ciascuna persona: le nostre storie, i nostri sogni, le speranze e gli amori, la nostra operosità e in ognuno, immancabili, le piccole o grandi ferite interiori.
 
Ma quando una persona smette di condividere i suoi passi con gli altri compagni di viaggio cosa succede? Quando, rispetto a loro, ne fa uno in più, oltre il limite del tempo e dello spazio che è dato di vivere - un passo oltre il respiro della vita – cosa accade?

Un passo di troppo crea distanza, uno spazio umanamente incolmabile, poiché esso risulta già oltre la soglia delle capacità di chi è rimasto al di qua. Basta un passo di troppo e ci si perde per sempre, senza possibilità di ritorno o di recupero.

Una persona dopo l’altra, a suo tempo e suo malgrado, compie il passo dell’oltre, dando a tutti la certezza di un perdersi per sempre.
 

sabato 1 agosto 2015

Saluta con gratitudine anche gli addii mai ricevuti

01 agosto

Lungo il sentiero della propria vita inaspettatamente arriva la sera in cui, facendo il bilancio della giornata, ci si accorge che un compagno di strada, una persona quanto mai cara, ora non è più, come sempre, seduta al nostro al fianco: ha smesso di camminare con noi e, benché giunti insieme a uno dei tanti bivi della vita, liberamente ha scelto di incamminarsi per un’altra strada.


Se fino a quel momento nessuno se ne era accorto, alla conta della sera, la verità dell’intenzione dei cuori è più che mai manifesta a tutti.

Nel silenzio, via via avvolgente della notte, restano sveglie e chiacchierone tra loro inarrestabili domande sul "perché?” di quella scelta, altra rispetto al cammino compiuto fino ad allora. E la falce delle domande, illuminata dalle stelle, volteggiando sopra la fioritura di mille pensieri, un passaggio dopo l’altro miete i ricordi più belli, affidandoli alla custodia del cuore.

Che dire, Signore? Nulla. Cosa fare, Signore? Nulla, se non quello che hai fatto tu: hai rispettato la libertà di tutti e, pur misurando dentro di te il peso del vuoto lasciato da altri, hai proseguito il tuo cammino, portandoti però nel cuore il colore degli occhi delle persone che, nonostante tutto, hai amato davvero e che da quel momento in poi, con riconoscenza infinita per quello che esse sono state per te, hai affidato alla brezza di un nuovo mattino, il loro.