lunedì 30 gennaio 2017

La bottega più bella è dentro ognuno di noi

I PENSIERI DEL DON - 30.01.

Tra mescolanza di colori e sapori, tra luci e suoni, su entrambi i lati di un variopinto, stretto, vicolo del centro storico si affacciano le vetrine di civettuose botteghe.
Impugnando la maniglia, il tintinnio del campanello della porta, richiama l'attenzione di chi, visitatore, varca la soglia di un mondo non suo. Un tuffo nella magia di cose messe in ordine secondo i gusti del bottegaio, oggetti che potrebbero essere acquistati da chiunque con un pizzico di monete, strappati per sempre a quel mondo di affetti e di spazi condivisi.
Ma questo forzato distacco, per la sola legge del vendo-compro, ha ancora un senso, ne vale poi la pena?
La danza degli occhi, il saliscendi del naso, su e giù per le mensole di quegli scaffali, tra spazi artistici di un altro mondo, tutto è accenno di novità, particolari che rubano per brevi istanti l’attenzione del possibile compratore, il suo estasiato compiacimento e, di oggetto in oggetto, un’accesa e incontrollata voglia di toccare, di impugnare, di esaminare ora questo ora quello. Ma in questa, come in tutte le botteghe del mondo, è “vietato toccare”!
Toccare no, acquistare sì, questa è la legge del bottegaio. Come arte del bottegaio è ridurre a pacchetto regalo ogni articolo, ogni pezzetto di quella magia d’emozioni e di futuri ricordi che ciascuno vuole portarsi a casa; singole originalità artistiche, quegli oggetti, avvolte tutte in una ruvida carta da zucchero, uguale per ciascuno, perché tutto sia reso noiosamente uguale.
È illusione di tutti i viaggiatori portarsi a casa da paesi e da mondi lontani oggetti di ricordo, pezzi artistici di momenti magici vissuti altrove rispetto alle pareti della propria casa. Illusione poi è pensare che, per quanto calda, accogliente, piena di intimità, la propria casa possa mantenere viva nel tempo un’esperienza precedente, indossata in realtà e luoghi che non ci appartengono più. Un oggetto di ricordo ci fa, appunto, ricordare qualcosa che è stato altrove, ma mai rivivere nuovamente qui un’esperienza fissata sulle pareti della nostra memoria. Il ricordo di un oggetto è legato al dove lo abbiamo acquistato e questo ci dice che casa sua è là, in quella bottega, e non a casa nostra. Lo abbiamo preso solo in affitto, per un pizzico di monete, per legare ad esso ricordi e emozioni, caldi di cuore, e al tempo stesso importanti, perché ci spiegano la nostra incapacità di possedere per sempre un’esperienza fatta altrove.

Un lungo giro di pensieri e di parole fin qui, per dire che la bottega più bella è dentro ognuno di noi, con mensole e spazi ben fissati alle pareti del nostro mondo interiore, con visitatori in entrata e in uscita, con in esposizione i manufatti della nostra creatività, della nostra storia di artefici della nostra felicità. La bottega dentro di noi è il racconto delle nostre mani di persone che hanno imparato a narrare la storia di tutta l’umanità. Uno sguardo artistico di senso sull’invisibile nascosto dentro la bellezza di tutto ciò che esiste lungo la via di qualsiasi centro storico, oggi ricordo di botteghe lontane, eppure sempre vicine e dentro di noi.