[ Mt 11-2-11 ]
Giunto al termine del suo cammino profetico, Giovanni - detto il Battezzatore - si ritrova rinchiuso nelle carceri di Erode Antipa, incatenato mani e piedi dal frutto della sua predicazione.
Lungo le rive del fiume Giordano senza esitazione egli aveva agitato il bastone della parola di Dio, per dare ulteriore vigore ai moniti e agli inviti alla conversione rivolti ai peccatori che accorrevano lui da ogni luogo.
Benché ascoltato da alcuni, Giovanni risulta essere però sgradito ad altri; in modo particolare a quanti cercavano la propria collocazione nel Regno di Israele tra gli scanni del potere. È a questi ultimi che egli rivolge con durezza le sue parole, condannando ad alta voce le losche intenzioni dei cuori, nonché i costumi di vita sempre più lontani dagli insegnamenti degli antichi padri.
Per tutto questo, per il suo attacco diretto al sistema politico-religioso del momento, Giovanni è condotto in catene e da quel luogo di prigionia, mentre vive l’attesa del compimento della sua ora, si informa circa l’attività messianica del Nazzareno: «sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro»?
Giunto al culmine della sua testimonianza, Giovanni a stento cerca di capire come mai il Messia da lui preannunciato, che avrebbe portato sulla terra il giudizio di Dio, non si presenta a Israele con potenza e forza, bensì con eccessiva precauzione, con umiltà e in modo dimesso. Dov’è il Messia glorioso? Giovanni non si raccapezza e chiede spiegazioni, poiché tutto il comportamento di Gesù sta diventando per lui un enigma sempre più grande, quasi uno scandalo. La crisi di fede che tormenta il Battista nello squallore della sua prigionia è originata da una visione che egli ha del Messia ancora troppo personale: andando ben oltre alle aspettative di Giovanni, in modo inaspettato, Gesù realizza in sé quel progetto di Dio che chiede di essere accolto da tutti, anche dallo stesso Giovanni.
Facendo parlare i fatti da lui compiuti, Gesù si presenta come l’unica risposta possibile alle infinite domande, ai dubbi, agli interrogativi del Battista; non solo, ma proprio nella sua persona Gesù pone la sede delle risposte ad ogni umano cercare, agli interrogativi del cuore e alle domande di senso.
Ma il punto finale della pagina evangelica della terza domenica di Avvento non è tanto il racconto della esaltazione che Gesù fece di Giovanni e della sua eroica testimonianza, quanto piuttosto la constatazione che ogni discepolo del Vangelo è ben più grande del Battista, poiché a ciascuno viene offerta la possibilità di conoscere pienamente il dono di Dio che si rende presente nella storia umana con l’avvento del Figlio suo.
Sulla scia di Giovanni, allora, anche a noi viene chiesto di riconoscere con coraggio colui che viene come il Signore che desidera abitare la nostra vita, non esitando come Comunità cristiana di lasciarci interrogare da quel «sei tu»?