martedì 22 novembre 2005

Un Dio in cerca di padre


[ Mt 1,18-24 ]

In questa quarta domenica di Avvento tutto è ormai orientato a sottolineare la nascita di Gesù. Le stesse letture della celebrazione liturgica ci preparano all’avvenimento, presentandoci in tutta la sua bellezza il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.


L’ascolto della pagina evangelica, che narra l’episodio dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe, il promesso sposo della vergine Maria, ci introduce all’interno della storia di amore tra un uomo e una donna. Giuseppe e Maria sono coinvolti reciprocamente in questa storia di amore, la loro. Qui vivono entrambi quel mondo di emozioni, di sentimenti, di promesse, di attese, di desideri, di sogni, di graduale conoscenza, di stima e di fiducia reciproca, comuni a tante altre persone innamorate.


Mentre il tempo del loro fidanzamento si caratterizza come il momento unico della loro vita, in cui entrambi si aprono all’esperienza dell’ascolto e dell’accoglienza della persona amata, al tempo stesso entrambi diventano il luogo esistenziale in cui Dio sceglie di abitare, facendosi uomo. Del resto non sarebbe ipotizzabile l’incarnazione di Dio se non all’interno di una storia d’amore, nel sacrario della volontà di due persone che reciprocamente scelgono di amarsi e di donarsi l’una all’altra.

In questo senso l’annunciazione che l’angelo fa a Giuseppe e a Maria si connota per entrambi come un’esperienza di fede che essi vivono fino in fondo; quel particolare momento esistenziale in cui Dio chiede di essere accolto come figlio nella vita quotidiana della loro coppia; il momento in cui egli coinvolge nel suo progetto di salvezza la paternità e la maternità responsabile dei due promessi sposi. L’umile vita di Giuseppe e di Maria, se da un lato viene sconvolta dal progetto di Dio, viceversa si arricchisce di un ulteriore significato, quello divino, così come insegna sant’Atanasio. «Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventi Dio».

In questa storia d’amore la figura che si staglia maggiormente è quella di Maria, la Vergine che attende con ineffabile amore il Messia. In lei l’attesa dei secoli raggiunge la sua espressione più pura, perché ella occupa il primo posto tra gli umili e i poveri del Signore, che sperano e ricevono la sua salvezza. Inaspettatamente, colei che sperava nella salvezza di Israele è diventata colei per mezzo della quale si è realizzata la promessa della venuta del Messia: «la vergine darà alla luce un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio-con-noi».

In piena libertà Maria e Giuseppe accettano la loro vocazione sponsale ad essere rispettivamente madre e padre di Gesù, poiché quest’ultimo viene loro presentato dall’angelo come il sacramento dell’incontro da Dio e l’uomo.

Infine, Giuseppe, l’uomo giusto, obbediente, disposto a rinunciare a Maria, poi pronto a prenderla in casa se così vuole Dio, ci viene presentato come l’uomo di fede, disposto a camminare sul terreno affidabile del progetto salvifico di Dio, saldamente ancorato a lui, nonostante tutto, anche quanto vive l’indecisione.

E noi? La pagina evangelica ci insegna che noi non possiamo essere felici, se non riusciamo a leggere in profondità gli eventi della nostra vita come il luogo dove Dio si rende presente con il suo disegno, con la sua intenzione di donare ad ogni uomo e a ciascuna donna qualche cosa di Sé. È una verità questa da scoprire e da vivere in pienezza proprio nel prossimo Natale!