[ Mt 1,18-24 ]
In
questa quarta domenica di Avvento tutto è ormai orientato a sottolineare la nascita
di Gesù. Le stesse letture della celebrazione liturgica ci preparano all’avvenimento,
presentandoci in tutta la sua bellezza il mistero dell’incarnazione del Figlio di
Dio.
L’ascolto
della pagina evangelica, che narra l’episodio dell’annunciazione dell’angelo a
Giuseppe, il promesso sposo della vergine Maria, ci introduce all’interno della
storia di amore tra un uomo e una donna. Giuseppe e Maria sono coinvolti
reciprocamente in questa storia di amore, la loro. Qui vivono entrambi quel
mondo di emozioni, di sentimenti, di promesse, di attese, di desideri, di
sogni, di graduale conoscenza, di stima e di fiducia reciproca, comuni a tante
altre persone innamorate.
Mentre il tempo del loro fidanzamento si caratterizza come il momento unico della loro vita, in cui entrambi si aprono all’esperienza dell’ascolto e dell’accoglienza della persona amata, al tempo stesso entrambi diventano il luogo esistenziale in cui Dio sceglie di abitare, facendosi uomo. Del resto non sarebbe ipotizzabile l’incarnazione di Dio se non all’interno di una storia d’amore, nel sacrario della volontà di due persone che reciprocamente scelgono di amarsi e di donarsi l’una all’altra.
Mentre il tempo del loro fidanzamento si caratterizza come il momento unico della loro vita, in cui entrambi si aprono all’esperienza dell’ascolto e dell’accoglienza della persona amata, al tempo stesso entrambi diventano il luogo esistenziale in cui Dio sceglie di abitare, facendosi uomo. Del resto non sarebbe ipotizzabile l’incarnazione di Dio se non all’interno di una storia d’amore, nel sacrario della volontà di due persone che reciprocamente scelgono di amarsi e di donarsi l’una all’altra.
In
questo senso l’annunciazione che l’angelo fa a Giuseppe e a Maria si connota per
entrambi come un’esperienza di fede che essi vivono fino in fondo; quel particolare
momento esistenziale in cui Dio chiede di essere accolto come figlio nella vita
quotidiana della loro coppia; il momento in cui egli coinvolge nel suo progetto
di salvezza la paternità e la maternità responsabile dei due promessi sposi. L’umile
vita di Giuseppe e di Maria, se da un lato viene sconvolta dal progetto di Dio,
viceversa si arricchisce di un ulteriore significato, quello divino, così come insegna
sant’Atanasio. «Dio si è fatto uomo, perché l’uomo diventi Dio».
In
questa storia d’amore la figura che si staglia maggiormente è quella di Maria, la
Vergine che attende con ineffabile amore il Messia. In lei l’attesa dei secoli
raggiunge la sua espressione più pura, perché ella occupa il primo posto tra
gli umili e i poveri del Signore, che sperano e ricevono la sua salvezza. Inaspettatamente,
colei che sperava nella salvezza di Israele è diventata colei per mezzo della
quale si è realizzata la promessa della venuta del Messia: «la vergine darà
alla luce un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio-con-noi».
In piena
libertà Maria e Giuseppe accettano la loro vocazione sponsale ad essere rispettivamente
madre e padre di Gesù, poiché quest’ultimo viene loro presentato dall’angelo
come il sacramento dell’incontro da Dio e l’uomo.
Infine, Giuseppe,
l’uomo giusto, obbediente, disposto a rinunciare a Maria, poi pronto a
prenderla in casa se così vuole Dio, ci viene presentato come l’uomo di fede,
disposto a camminare sul terreno affidabile del progetto salvifico di Dio, saldamente
ancorato a lui, nonostante tutto, anche quanto vive l’indecisione.
E noi? La
pagina evangelica ci insegna che noi non possiamo essere felici, se non
riusciamo a leggere in profondità gli eventi della nostra vita come il luogo
dove Dio si rende presente con il suo disegno, con la sua intenzione di donare
ad ogni uomo e a ciascuna donna qualche cosa di Sé. È una verità questa da
scoprire e da vivere in pienezza proprio nel prossimo Natale!