lunedì 30 dicembre 2013

E tu che fai: mi stai cercando?

[ Lc 24,13-35 ]


Sono state la delusione per quello che è accaduto a Gesù, l'incostanza a credere in lui e la pigrizia a metterci del proprio di cuore, le tre amiche che hanno preso per mano, e accompagnato alla volta di Emmaus, questi due discepoli, ormai fermamente increduli alla forza di vita del Risorto.

Sì, è vero, glielo avevano già detto le donne e gli altri testimoni della scoperta di una tomba vuota e di un uomo che dice di essere Gesù risorto. Ma come si può credere all’impossibile? Già a loro è bastata una volta, molto tempo fa, quando hanno lasciato tutto per seguire Lui. E alla fine, per cosa?
Ora non ha più alcun senso continuare a tenere in cuore una storia interrotta improvvisamente e tragicamente su una croce orrenda e messa via per sempre in una tomba di fortuna.

Troppa fatica per i due ex-discepoli credere in ciò che non possono vedere e toccare con mano. Troppa fatica a lasciarsi condurre per i sentieri di una notizia fino ad allora inaudita: “è risorto un uomo!”. È un colpo di scena che ha dell’incredibile e che costringerebbe a fidarsi di più di Dio e dei suoi amici, a rivestire i propri cuori di allegria, a cambiare il ritmo dei propri passi, da un camminare strascicato di delusione in delusione, a quello di una saltellante esultanza di gioia.
No, no, meglio lasciarsi prendere per mano da amiche appiccicose e accomodanti come la delusione per tutto, l’incostanza in tutto, la pigrizia di tutto.

La non voglia di altro da sé, cioè di quel qualcosa che, scomodando, aiuterebbe ad essere diversi rispetto al proprio naufragare nel mare del non senso e del non gusto, è questione di coraggio e di fiducia. La non voglia di fidarsi di chi è testimone di un altro modo di incontrare, di ascoltare e di seguire Gesù, porta i più a restare bloccati davanti alla sua tomba aperta e vuota; seduti lì davanti, sui sassi dei propri blocchi interiori.

Eppure in cuore ci sarebbe anche il desiderio di Gesù, la voglia incontrollata di riabbracciarlo, la speranza di potersi ancora una volta sedere davanti a Lui, il piacere di ascoltarlo... l’amore per stare definitivamente con Lui.
Ma è difficile desiderare con il pensiero e con gli occhi, quando le mani e i piedi sono fiaccati da cammini compiuti con fatica, senza meta, senza orizzonte, in un deserto interiore di smarrimento e di solitudine. E tutto questo diventa freddo dentro, solo per paura che la pelle del proprio cuore sia riscaldata dalla pelle del cuore di chi è innamorato ancora e sempre di più di Gesù.

In questo quadro di negatività entra con forza la gioia del Risorto, che ascolta la voce silenziosa dei pensieri dei più smarriti di mente e di cuore, ma che al tempo stesso a ciascuno di loro dice con immensa dolcezza: “Io mi faccio trovare solo da chi mi cerca!. E tu che fai: mi stai cercando?".