alla sera del giorno
05.05.2018
Ammettiamolo pure, non ce ne hanno parlato molto; neppure ci hanno educato in modo sufficiente a compiere piccoli passi lungo la via della preghiera interiore. Giusto abbiamo imparato a memoria un Ave Pater Gloria, qualcuno qualche preghiera in più e, soprattutto, la regola del silenzio in Chiesa.
Un po’ autodidatti, di fronte al valore e al bisogno personale di pregare spesso ci siamo lasciati andare alla voglia o alla non voglia, all’emozione del momento, oppure alla deprimente malinconia di giornate un po’ strambe, quasi sempre al rimando al domani, per mancanza di tempo oggi, nella speranza che in futuro un’esperienza bella ci sarebbe stata e l’avremmo raggiunta anche noi.
Più di ogni altra cosa, più di ogni diverso luogo in cui potremmo venirci a trovare, nel tempo che desideriamo dedicare alla preghiera personale sono le relazioni che stiamo vivendo con gli altri a ispirare o a condizionare il nostro stato d’animo interiore. Quando i nostri rapporti interpersonali sono normali, tranquilli, vissuti all’insegna di uno stile armonico con noi stessi e con gli altri, ecco che riusciamo a impostare il nostro dialogo con Dio con molta serenità, fino a sperimentare nella profondità di noi stessi vera pace e sincera armonia con tutti. Non è così, invece, quando ci sentiamo disturbati, sofferenti dentro, a motivo di relazioni interpersonali segnate da reciproci timori, angosce, paure; quando il risentimento verso noi stessi e verso gli altri continua a richiamare alla nostra mente il male fatto e quello ingiustamente subito da qualcuno. In questo stato d’animo la preghiera, la purezza del nostro dialogo con Dio, difficilmente fluisce spontanea; semmai, arranca per la via del rimorso di coscienza, incatenata dal tormento di non potere più rimediare alla perdita dell’innocenza e della serenità di un tempo.
Meglio di noi tu sai, Signore, che ogni persona possiede luce e tenebra dentro di sé. Se da un lato risplende in tutta la sua bellezza, quella stessa persona è abitata anche da lati nascosti e in ombra. Eppure tu non ti fermi di fronte alle tenebre che ci abitano ogni giorno; anzi, ne fai una sfida con te stesso, quella di riuscire a portare armonia là dove nei nostri cuori c’è confusione e sbilanciamento per il bene e per il male, conflitto in testa tra il meglio e il peggio delle nostre storie personali, fiducia e sfiducia nelle potenzialità di riscatto innate in ciascuno di noi.
E quando, Signore, ci appare impossibile riuscire da soli a vivere il dono della riconciliazione con noi stessi e con gli altri, spiegaci ancora una volta come sia possibile, così come hai fatto tu dalla croce, tendere la mano e offrire per primi, senza misura, il dono della pace. Insegnaci ad affidare al tuo cuore le persone con cui viviamo situazioni di conflitto e di disagio affettivo, situazioni che ci impediscono di amarci reciprocamente, soprattutto quando molti di noi sono affaccendati con le loro disarmonie personali.
Sostenuti invece dal tuo amore, Signore, sicuramente un giorno, non ben chiaro se già di qua oppure solo nell’aldilà, anche noi arriveremo a vivere, in tutta la sua potenza esplosiva, la forza dell’amore, che tutto sa già riconciliare in noi e tra noi, che saprà risanare la memoria sofferta di esperienze negative con la memoria consolante di momenti positivi, affinché alla fine su tutto trionfi sempre il bene e il tuo amore.