23 aprile
Ci sono persone che quando spiccano il volo nella loro vita dimostrano di non essere paragonabili a piccoli passerotti o a rondini di primavera, ma ad aquile di affascinante bellezza e di incalcolabile potenza.
Guardare alle insicurezze, alla titubanza, all’ansia e alle paure di chi abbiamo di fronte o accanto nella vita, spesso ci porta a definire quella persona per ciò che gli manca – volontà, coraggio, forza –, piuttosto che per quello che potrebbe essere in futuro, se solo fosse messa nella condizione favorevole per esprimere al meglio le proprie potenzialità. Il giudizio che abbiamo e facciamo sulle mancanze, pur sempre presenti in tutte le persone, spessissimo non è mai aperto alla positività e alla speranza del cambiamento, ma alla tentazione di raggruppare e rinchiudere ciascuno in recinti di pregiudizio ben definiti.
L’elenco degli esempi di potenzialità interiori non espresse, di doti naturali bistrattate dagli altri, o non difese con passione dallo stesso interessato, e delle capacità favolose delle singole persone, vissute però al minimo della sufficienza, potrebbe essere davvero lungo. Il comune e ricorrente errore di fondo non cambia: molti si lasciano condizionare da chi cammina loro accanto e, più che sulle proprie preziose forze interiori, essi fanno riferimento e si appoggiano alle forze attrattive delle altre persone. Senza avvertenza, costoro si distraggono di continuo lungo il percorso della loro vita, fino a mancare l’obiettivo che si erano prefissati all’inizio del viaggio.
Anche a livello di fede, il pericolo è sempre lo stesso: non fidarsi della voce del Maestro interiore che rivela, spiega, accompagna il cammino di ciascuno. Più che la voce interiore dello Spirito santo si ascolta con maggiore disponibilità alla fiducia la voce esteriore di chi transita accanto. Più che fare affidamento sulle proprie emozioni e sensazioni spirituali interiori, là dove Dio si rende presente con la sua parola, moltissime persone pensano essere più intelligente e conveniente prendere la mano di chi, in fin dei conti, è più concreto di Dio, la mano fisica di chi sta percorrendo lo stesso sentiero di vita, in cambio, però, di una inevitabile rinuncia all’originalità dei propri sogni.
I sogni che Dio ha su noi si presentano a noi come risposte piene d’ossigeno, rispetto alle domande soffocanti che culliamo dentro la piccolezza dei nostri mondi personali. E tra tutte le domande che incrociamo ad un tratto lungo il percorso della nostra vita, se ne presentano due, forse le più avvincenti tra tutte: “A chi affido la mia vita presente?” e “Dove trovo il coraggio per decidere come costruire il mio futuro?”.
La vocazione di una persona s’inserisce qui, nello spazio tra una domanda e un sogno, tra una risposta e una scelta. Mentre Dio si rivolge a una persona precisa con una proposta di sequela precisa, si apre dinanzi a quell’uomo, a quella donna, la possibilità di una riposta. Più che un semplice “Sì” Dio attende la risposta di una disponibilità piena e fiduciosa al fine di accettare di entrare con tutto se stessi all’interno di un’avventura stupenda, ancora tutta da scoprire, quella del Vangelo.
Certo, è difficile essere connessi con Dio al momento giusto. Non è vero, però, che nella chiamata vocazionale tutto dipenda da Dio, dall'intensità della sua voce, dalla chiarezza dei segnali che lui ha inviato per far comprendere alla persona da lui scelta come il suo sogno, la sua volontà, potrebbero diventare la gioia di una vita intera. C'è soprattutto bisogno di capire che nella chiamata vocazionale molto dipende anche da se stessi, da come ci si pone di fronte alle cose di Dio, da come si fa uso della propria libertà, da che cosa – dentro di noi – può diventare nel tempo la piattaforma dei valori sulla quale costruire il proprio progetto di vita.
Spesso la paura a scoprire e ad accettare chi sei tu ti porta a dubitare anche delle tue capacità interiori: credi di più alle tue debolezze, piuttosto che alla forza di quello che potresti essere già oggi e domani. Di fronte alla chiamata di Dio è naturale avvertire nel profondo di se stessi un sentimento d’inferiorità, d’inadeguatezza personale. Proprio perché suoi e non tuoi, i sogni di Dio lanciano sempre una grande sfida alle tue capacità personali e, quello che lui ti chiede, è di accettare di vivere questa avventura spirituale fino in fondo.
Molto spesso il sentimento che provi d’inferiorità di fronte alla chiamata di Dio non sta fermo, ma lavora e produce dentro di te un atteggiamento di progressiva sfiducia in te, in molti e in Dio. Vincere questo blocco nella tua abilità a volare all’interno dei sogni di Dio significa non avere paura delle tue debolezze, non perderti all’interno del museo delle tue potenzialità inespresse, neppure andare alla ricerca di chissà quale bagaglio di nuove capacità richieste. Tutto si gioca, invece, nel tuo atto di fiducia in Dio. Da questo punto in poi tutto cambia e tu impari a spiccare voli da rocce ad altezze vertiginose. Impari a volteggiare con fermezza e precisione là dove – senza fede – gli altri inizierebbero ad agitarsi, a vacillare, a perdere di quota. Passo dopo passo, grazie all’abbandono fiducioso nelle sue mani, tu impari a credere nell’opera meravigliosa del vento di Dio, che Dio chiama da sempre Spirito santo.
Ama, dunque, senza timore il sogno che Dio ha su di te! Nella bellezza del tuo amore per lui e del suo per te troverai la forza per dire in tutta libertà il tuo “Sì, accetto di volare!”.