A regola d’arte, Dio usa la legge della sottrazione, per togliere via dalla massa informe della tua vita tutto ciò che copre, nasconde e ai più rende inimmaginabile la bellezza della tua storia personale. Sono le tante situazioni della vita, le molte esperienze e le infinite cose, ora dentro ora fuori a una persona, che preoccupano l’arte scultoria di Dio. Eppure, pur di raggiungere l’esplosione della bellezza di ciascuno, Dio non ha paura di metterci tutta la sua fatica, il suo impegno in prima persona.
Però, a differenza dello scultore e della sua pietra, impossibilitata quest’ultima a reagire di fronte alla volontà di chi la sta lavorando, per Dio e per l’uomo tutto si gioca nella dimensione della più grande libertà. Libertà, da parte della singola persona, di lasciare a Dio il ruolo di scultore della propria bellezza – un po’ come avviene all’interno di una storia di amore tra due persone, quando uno permette alla persona amata di assumere il ruolo di scultore della sua affettività; così come avviene anche all’interno di un gruppo di amici, quando il singolo permette agli altri di essere, ora uno ora tutti, gli scultori della sua modalità di inverare le relazioni sociali.
E poiché nessuno vive per se stesso, in stato cioè d’isolamento dal mondo, ma ciascuno è il risultato di un intreccio di relazioni interpersonali, nella vita di un giovane a tratti compare un succedersi di persone che assumono il ruolo di scultori. Sono i genitori, i fratelli e le sorelle, i maestri, i professori, gli amici, un allenatore sportivo, il datore di lavoro, il catechista, il don… Essi entrano nella tua vita così come tu stesso glielo permetti e, da parte loro, ora uno ora l’altro, secondo una propria finalità, iniziano a togliere dalla massa informe della tua interiorità ciò che impedisce la manifestazione della bellezza che è dentro di te.
Essendo sempre lui il primo a prendere l’iniziativa, Dio stesso chiama la persona che lui ha scelto a rispondere positivamente alla sua legge di sottrazione, chiedendogli il permesso di lavorare dentro di essa e insegnarle a come gestire gradualmente le cose che accadono attorno e dentro il suo respiro. Così, ogni avvenimento, ogni esperienza di vita, può essere vissuta come un colpo di martello e scalpello di Dio sulla massa informe della tua personalità. Al tempo stesso, a differenza del mondo e di ciò che in esso opera, Dio chiede sempre il permesso prima di mettere mano alla realizzazione del sogno che lui ha su ciascuno. Concedergli l’autorizzazione di lavorare dentro di te equivale a rispondere affermativamente alla sua chiamata e alla tua vocazione; vuol dire iniziare ad abbracciare il sogno di Dio con i tuoi sogni, per entrare già a livello di emozione, di sentimenti, di pensiero, di volontà e di azione nella comunione più profonda con lui. Alla fine, tutto si gioca nella libertà di lasciare a Dio l’iniziativa di una chiamata e nella libertà di lasciare a te la facoltà di decidere se lasciarti guidare, o meno, dalla tua fiducia nella maestria scultorea di Dio.
Nella vocazione di una persona, nel suo sentirsi chiamata e coinvolta dal sogno e dall’opera che Dio vuole realizzare nella sua vita, passo dopo passo, tutto ciò che accade attorno e dentro se stessi, negativo e positivo, tutto viene usato da Dio per portare a termine la sua opera d’arte. Se da una parte potresti vedere un’esperienza di fallimento come una battuta d’arresto e un tempo di delusione nella tua vita, Dio usa anche la negatività per sottoporre delicatamente a te il suo modo di vedere le cose; come per lui il sentiero della felicità e della gioia potrebbe essere da tutt’altra parte, dalla sua parte. Ecco, allora, che il fallimento in una storia d’amore, un percorso di studi che non raggiunge i traguardi prefissati all’inizio, un susseguirsi di storie di amicizia che non soddisfano appieno la sete di affettività e di relazionalità dentro di te, da fallimento diventano occasione e opportunità di qualcosa di totalmente altro.
Quando una persona sente dentro se stessa la presenza di una mancanza, il pericolo di un meno esistenziale, Dio entra in gioco con la sua legge di sottrazione per fare intuire proprio a quella persona che lui ha scelto per lei il bisogno di un di più esistenziale: più amore, più sete di conoscenza, più desiderio di affettività amicale, un di più su tutto. Questa è la vocazione, la chiamata che Dio mette nel profondo dell’animo di una persona, il bisogno di un di più rispetto a tutto ciò che esiste fuori e dentro se stessi, il bisogno di lui.
Inizia in questo modo, dalla perdita alla conquista, dal vuoto alla pienezza di senso, il cammino della positività, quando cioè tutto si scopre, si conosce, si vive e si sperimenta nella serenità di un sorriso profondo. È, quello della vocazione, uno spazio di novità, un’aria nuova, un ritrovarsi a casa, pur scoprendosi giunti a chilometri di distanza da dove si è nati e cresciuti.
In tutto questo, con la forza del suo Spirito Gesù si rende presente e cammina accanto a te, alla persona sulla quale ha posto il suo sguardo d’amore. Essendo il Risorto, più di ogni altra cosa, egli chiede ai suoi amici, a coloro che lui ha scelto perché vengano a lui, perché restino d’ora in poi con lui, perché lo seguano ogni giorno, di fare a loro volta una scelta di fiducia, una scelta di accettazione gioiosa della compagnia di Gesù nella loro vita.
Pur restando un mistero grande, il perché cioè Dio scelga una persona piuttosto che un’altra, tutto poggia comunque sulla concretezza della fede di chi accetta di porsi di fronte a Gesù e al suo Vangelo con stupore e voglia di infinito. Solo chi dispone il proprio cuore alla ricerca di Dio, solo chi desidera incontrare davvero Gesù, è capace di andare oltre i limiti della propria curiosità spirituale, per vivere, con tutto se stesso, l’esperienza interiore della comunione con lui.
Nel desiderio di condividere con Gesù la tua storia personale, quanto cioè si muove dentro e fuori il tuo cuore e la tua mente, tu puoi rispondere con fiducia alla sua chiamata e imparare a mantenere acceso il tuo interesse per il di più. Non cedi alla tentazione di chiudere l’apertura della tua vita all’azione dello Spirito santo; e nella preghiera intima e profonda, unico luogo e unico tempo possibile all’interno del quale è vivo il dialogo con colui che chiama a sé, trova luce, coraggio e consistenza la tua risposta ai sogni di Dio.
Del resto, ogni chiamata di Dio, ogni vocazione, è contemporaneamente anche la storia di una risposta, quella di ciascuno, iniziata per tutti allo stesso modo e con la stessa frase: “Sì, Gesù, da oggi incomincio a fidarmi di Te”!
E poiché nessuno vive per se stesso, in stato cioè d’isolamento dal mondo, ma ciascuno è il risultato di un intreccio di relazioni interpersonali, nella vita di un giovane a tratti compare un succedersi di persone che assumono il ruolo di scultori. Sono i genitori, i fratelli e le sorelle, i maestri, i professori, gli amici, un allenatore sportivo, il datore di lavoro, il catechista, il don… Essi entrano nella tua vita così come tu stesso glielo permetti e, da parte loro, ora uno ora l’altro, secondo una propria finalità, iniziano a togliere dalla massa informe della tua interiorità ciò che impedisce la manifestazione della bellezza che è dentro di te.
Essendo sempre lui il primo a prendere l’iniziativa, Dio stesso chiama la persona che lui ha scelto a rispondere positivamente alla sua legge di sottrazione, chiedendogli il permesso di lavorare dentro di essa e insegnarle a come gestire gradualmente le cose che accadono attorno e dentro il suo respiro. Così, ogni avvenimento, ogni esperienza di vita, può essere vissuta come un colpo di martello e scalpello di Dio sulla massa informe della tua personalità. Al tempo stesso, a differenza del mondo e di ciò che in esso opera, Dio chiede sempre il permesso prima di mettere mano alla realizzazione del sogno che lui ha su ciascuno. Concedergli l’autorizzazione di lavorare dentro di te equivale a rispondere affermativamente alla sua chiamata e alla tua vocazione; vuol dire iniziare ad abbracciare il sogno di Dio con i tuoi sogni, per entrare già a livello di emozione, di sentimenti, di pensiero, di volontà e di azione nella comunione più profonda con lui. Alla fine, tutto si gioca nella libertà di lasciare a Dio l’iniziativa di una chiamata e nella libertà di lasciare a te la facoltà di decidere se lasciarti guidare, o meno, dalla tua fiducia nella maestria scultorea di Dio.
Nella vocazione di una persona, nel suo sentirsi chiamata e coinvolta dal sogno e dall’opera che Dio vuole realizzare nella sua vita, passo dopo passo, tutto ciò che accade attorno e dentro se stessi, negativo e positivo, tutto viene usato da Dio per portare a termine la sua opera d’arte. Se da una parte potresti vedere un’esperienza di fallimento come una battuta d’arresto e un tempo di delusione nella tua vita, Dio usa anche la negatività per sottoporre delicatamente a te il suo modo di vedere le cose; come per lui il sentiero della felicità e della gioia potrebbe essere da tutt’altra parte, dalla sua parte. Ecco, allora, che il fallimento in una storia d’amore, un percorso di studi che non raggiunge i traguardi prefissati all’inizio, un susseguirsi di storie di amicizia che non soddisfano appieno la sete di affettività e di relazionalità dentro di te, da fallimento diventano occasione e opportunità di qualcosa di totalmente altro.
Quando una persona sente dentro se stessa la presenza di una mancanza, il pericolo di un meno esistenziale, Dio entra in gioco con la sua legge di sottrazione per fare intuire proprio a quella persona che lui ha scelto per lei il bisogno di un di più esistenziale: più amore, più sete di conoscenza, più desiderio di affettività amicale, un di più su tutto. Questa è la vocazione, la chiamata che Dio mette nel profondo dell’animo di una persona, il bisogno di un di più rispetto a tutto ciò che esiste fuori e dentro se stessi, il bisogno di lui.
Inizia in questo modo, dalla perdita alla conquista, dal vuoto alla pienezza di senso, il cammino della positività, quando cioè tutto si scopre, si conosce, si vive e si sperimenta nella serenità di un sorriso profondo. È, quello della vocazione, uno spazio di novità, un’aria nuova, un ritrovarsi a casa, pur scoprendosi giunti a chilometri di distanza da dove si è nati e cresciuti.
In tutto questo, con la forza del suo Spirito Gesù si rende presente e cammina accanto a te, alla persona sulla quale ha posto il suo sguardo d’amore. Essendo il Risorto, più di ogni altra cosa, egli chiede ai suoi amici, a coloro che lui ha scelto perché vengano a lui, perché restino d’ora in poi con lui, perché lo seguano ogni giorno, di fare a loro volta una scelta di fiducia, una scelta di accettazione gioiosa della compagnia di Gesù nella loro vita.
Pur restando un mistero grande, il perché cioè Dio scelga una persona piuttosto che un’altra, tutto poggia comunque sulla concretezza della fede di chi accetta di porsi di fronte a Gesù e al suo Vangelo con stupore e voglia di infinito. Solo chi dispone il proprio cuore alla ricerca di Dio, solo chi desidera incontrare davvero Gesù, è capace di andare oltre i limiti della propria curiosità spirituale, per vivere, con tutto se stesso, l’esperienza interiore della comunione con lui.
Nel desiderio di condividere con Gesù la tua storia personale, quanto cioè si muove dentro e fuori il tuo cuore e la tua mente, tu puoi rispondere con fiducia alla sua chiamata e imparare a mantenere acceso il tuo interesse per il di più. Non cedi alla tentazione di chiudere l’apertura della tua vita all’azione dello Spirito santo; e nella preghiera intima e profonda, unico luogo e unico tempo possibile all’interno del quale è vivo il dialogo con colui che chiama a sé, trova luce, coraggio e consistenza la tua risposta ai sogni di Dio.
Del resto, ogni chiamata di Dio, ogni vocazione, è contemporaneamente anche la storia di una risposta, quella di ciascuno, iniziata per tutti allo stesso modo e con la stessa frase: “Sì, Gesù, da oggi incomincio a fidarmi di Te”!