domenica 7 ottobre 2018

Cambiare l’accento è cambiare tutto

alla sera del giorno
07.10.2018

Per chi vi è nato dentro, per chi già la conosce, soprattutto per chi vuole imparare a parlare la lingua italiana uno scoglio di difficoltà non indifferente è quello dell’uso degli accenti. Non presenti nella maggioranza degli idiomi, nella lingua italiana gli accenti la fanno da padrone, tanto che basta cambiare la loro posizione ed ecco che si rischia di fare confusione o, il più delle volte, intendere l’esatto contrario di quello che si voleva dire.
A livello poi esistenziale – tanto per complicare un po’ le cose della vita –, spostare in una parola l’accento avanti o indietro può diventare un vero guaio, costituire la causa di una mala comprensione della verità e l’imbocco contromano di un importante senso unico della vita. È un po’ come quando si mette mano a uno spartito musicale, pronti a gustare la bellezza di una melodia, ma nell’esecuzione delle note non si rispettano le loro indicazioni di tempo: note lunghe, note brevi, semibrevi, ecc. Certo, si suona fedelmente la nota do, il re, il mi, il fa…, ma non ne esce la melodia desiderata, dove tempo e ritmo fanno la differenza e ne decretano la perfetta esecuzione dell’interprete.
Ad esempio, dire che nella vita ci sono dei prìncipi da seguire o dei princìpi da seguire potrebbe essere una pignoleria grammaticale, ma esistenzialmente non è proprio così. Certo, si segue sempre qualcosa, ma non è detto che chi si stia seguendo sia davvero la cosa giusta per la quale impegnare tutta la propria vita.
Di prìncipi ce ne sono molti in circolazione, di sangue blu o clonati dentro lo scatolone Tv, persone con la pretesa in testa di diventare alla prima occasione re di un esercito di sudditi. Sono i prìncipi affamati di sudditanze, smargiassi di chissà quali nobili origini o di lignaggio o di capacità artistiche, persone che vivono della venerazione altrui; e c’è gente che abdica la libertà della propria vita interiore per mettersi a foraggiare la vanagloria del principe di turno.
Altra cosa invece, più complicata della prima, sono i princìpi della vita interiore, idee vitali, convinzioni profonde, affermazioni orientative, che stanno per loro stessa natura prima di ogni soggettivo pensare, sentire e agire delle persone. Proprio perché si stagliano al di sopra e prima di ogni altra cosa, sono i princìpi che indicano la via della verità, la direzione di un appagante cammino di vita, il significato esistenziale della gioia di un uomo e di una donna. Qui la libertà della mente e del cuore, la libertà anzitutto dell’anima, è la condizione necessaria perché un principio sia incontrato, conosciuto, seguito e vissuto fino all’ultimo respiro. Se così non fosse, allora quei princìpi sarebbero l’inizio assurdo non di una vita bensì di una morte interiore, la propria.
Come la coppia di omografi “prìncipi e princìpi” in circolazione ce ne sono molte altre ancora, parole scritte con medesime vocali e consonanti, ma con accenti diversi, e ciascuna di quelle parole porta sempre al bivio tra strade di senso o di non senso, di maturazione o di regressione esistenziale, di… e di… Non è forse il caso di mèta o di metà, di àncora o di ancóra, di càpitano o di capitàno, di bòtte o di bótte, ecc.
Che confusione, Signore, quando non abbiamo più la lucidità di intendere il significato di quello che stiamo per scegliere come verità di vita. Nelle cose dell’anima nostra, nelle cose di fede e nella scienza più sacra della nostra avventura personale sentiamo che entra in gioco il nostro rapporto più vero con i misteri della nostra fede in Te: la Trinità, la creazione, la tua incarnazione, l’Eucaristia…, verità che diventano la finalità del mondo presente e del nostro vivere in esso.
Solo Tu, Signore, ci puoi aiutare a comprendere il posto dell’umanità dentro l’universo da Te creato, il senso del nostro esistere e muoverci alla luce della tua presenza, per non smarrirci dentro la nebbia delle nostre menti, disorientati lungo i sentieri di tenebra dei nostri cuori, agonizzanti nei deserti delle anime nostre.
Il muoverci in te, Signore, dentro la tua parola, è per noi movimento di creazione, di noi stessi e del mondo intero; uscita di sicurezza da qualsiasi ambiguità esistenziale, ritrovamento di senso e, infine, orientamento nella bellezza della verità e dell’armonia di noi stessi; e, come sempre, restaci accanto Tu, Signore, perché solo tu sai dare l’accento giusto al nostro esistere.