sabato 11 gennaio 2014

Sei Tu il respiro del mio pregare

[ Lc 5,12-13.16 ]

Mentre Gesù si trovava in un villaggio, un uomo tutto coperto di lebbra gli venne incontro. Appena vide Gesù si gettò ai suoi piedi e lo supplicò: "Signore, se vuoi, tu puoi guarirmi". Gesù lo toccò con la mano e gli disse: "Sì, lo voglio: guarisci!". E subito la lebbra sparì. E Gesù si ritirava in luoghi isolati per pregare.


Più che con le parole che mi rivolgi è quando mi tocchi, Gesù, che sento dentro di me rinascere la gioia della vita.

Tu prima tocchi la mia storia in modo creativo; poi mi parli, a tal punto che in ogni piega della mia persona risplende la luce della tua Pasqua. Dalla solitudine alla compagnia, dalla separazione all'unità, dall'indifferenza alla comunione fraterna: tutto esplode di luce al semplice tuo interessarti di me e delle situazioni sofferenti della mia vita.

Tutto diventa possibile, Gesù, a un solo tuo tocco; e tutto diventa motivo di lode e di ringraziamento per così tanto amore alla lebbra della mia storia.

Ma alla fine, Tu che fai? Mi dai l'esempio che è solo nella delicatezza della preghiera la fonte di una nuova ri/creazione della propria identità di figli di Dio.

E varcando le porte del silenzio, Tu stesso ora mi inviti a seguirti per sentieri non di isolamento, ma di profonda intimità e comunione proprio con Te, respiro del mio pregare.