domenica 11 febbraio 2018

La ragnatela delle parole e il suo ricamo

alla sera del girono
11.02.2018

Ha senso, ha senso, eccome se ha senso pensare alle parole – che non ci risparmiamo di pronunciare in ogni situazione della vita, e che ascoltiamo, disarmati, a tutte le ore del giorno –, come a una ragnatela, che ci avvolge, ci stringe, ci imprigiona e ci stordisce, fino a farci perdere la libertà della ragione.
Ci troviamo braccati dentro un echeggiare di sillabe e di consonanti, di frasi spigolose o sinuose, ammalianti e nemiche, talvolta anche amiche e pronte a metterci in guardia di fronte agli imprevisti pericoli del pensiero e dell’azione nostra o altrui.
Ma spesso le parole sono così tante, così numerose, davvero troppe, in ogni direzione della nostra vita, in continuo stato d’intreccio tra loro, tanto da diventare una rete dentro la quale ci troviamo noi stessi prigionieri. E, sprezzante del pericolo di vedersi alla fine recluso a vita nel non senso delle sue mille parole, c’è chi sceglie di contrattaccare e di abitare comodamente la logorroicità delle sue relazioni interpersonali, trasformando il brutto che lo cinge in qualcosa di unico e di originale. Scatta l’arte del ricamo delle parole, un’avventura tutta da vivere in prima persona, nella meschina illusione che l’incantevole di un ricamo trasformi un ragnatela in qualcosa di bello e di ancora più attraente; ma in realtà, tutto è muro, tutto diventa cella, ogni alito di vita conosce il tempo della sua prigionia.
Liberaci, Signore, dalla ragnatela delle parole; dalla sinuosità di ciò che prima ci ammalia e poi ci stordisce; dalla prigionia della superficialità e del non senso; dai buchi esistenziali che ogni ragnatela produce di suo. Donaci la capacità di fronteggiare tutti i tipi di ragnatela di parole vuote con la coraggiosa scelta di preferire sempre un gusto diverso, rinfrescante, corroborante quanto vissuto sul serio e fino in fondo, la scelta del gusto del silenzio.