alla sera del giorno
13.02.2018
Anche sotto la cenere, ogni cosa continua a bruciare, anche quando la stagione dei germogli, dei fiori e dei frutti non è più la stagione in corso, ma solo il ricordo di tempi ormai lontani.
Similmente, prima che brace ogni persona è stata fuoco, fiamma, forza di calore e di luce, con dentro un ricordo ancora acceso per tutti coloro per cui quella persona ha arso di passione, di affetto, di relazione amicale. Certo, alla fine anche la vita si consuma, soprattutto quando una passione di cuore spinge ciascuno a donarsi e a consumarsi generosamente e totalmente, fino all’ultima energia di se stesso, per il benessere integrale degli altri. Ma tutto questo va secondo la natura delle cose e il senso del nostro essere esseri in relazione con gli altri e con il mondo.
Tuttavia, la gioia di restare pur sempre brace può essere di tutti; una gioia condivisa e condivisibile, anche se per un po’ ricoperta da un sottile strato di cenere. E molte cose di noi stessi restano lì, sotto, nascoste agli sguardi superficiali di chi ci accosta. Tutti restiamo lì, coperti di silenzio e di esperienze andate, lì pronti a riprendere vita e passione per una nuova stagione della vita, tutta da illuminare e da riscaldare.
A differenza degli altri venti, che passano, sbuffano e ci riaccendono ancora per un istante, per poi lasciarci senza un senso di luce e di calore, tu soffi su noi, Signore, a pieni polmoni, per ravvivare il tuo dono in noi. Tu ci riaccendi là dove noi penseremmo di avere già dato tutto, di non possedere più nulla da offrire a te e agli altri, illusi di avere esaurito ogni energia di vita, di amore, di senso del nostro esistere.
E tu ci dici di smettere di covare calore solo dentro noi stessi, ma di riprendere ad ardere ancora, per diffondere luce e calore attorno. Con te, Signore, non possiamo mai smettere di donare anche una sola scintilla della nostra brace, per incendiare il mondo con il vento del tuo amore.