giovedì 22 febbraio 2018

Veglia e sveglia sono parenti

alla sera del giorno
22.02.2018

Sono due i momenti precisi della notte e del giorno, gli attimi in cui ha inizio quel qualcosa di noi, un nuovo mattino, oppure il filo dei pensieri che non termina mai, neppure quando ci si tuffa dentro le lenzuola della sera.
Veglia e sveglia possono diventare benissimo due verbi di azione: per se stessi e per gli altri, per segnare il tempo e il suo infinito, la dimensione dei sogni e la concretezza dei battiti delle proprie emozioni.
In un traffico confuso di sguardi senza meta, la convinzione si fa più forte: nulla finisce per davvero quando si vivono le dimensioni più vere del proprio cuore, le altezze dei propri respiri, il luccichio splendente dei fili della propria luce interiore. Ed anche se talvolta ci si lascia andare, anche quando si cade per terra, la vita ci aspetta, da noi vuole il meglio di noi, perché noi le apparteniamo e lei è l’amore della nostra anima.
Non sottovalutare, Signore, la nostra voglia di lottare nella vita per non perderci nel nulla che a volte ci afferra i polsi. Ricordati di noi, ovunque sei questa sera, perché basta che tu ci cerchi e ci troverai tutti qui, a occhi in su, tutti abbracciati dentro una sola lacrima infinita di dolore e di gioia: lì tu ci poi leggere tutto il senso della nostra stessa vita.
Oltre a vegliare, insegnaci, Signore, a come svegliare noi stessi e il mondo; a come superare l’istigazione ad appiattire le nostre altezze e le nostre profondità esistenziali e spirituali, per continuare a vivere invece secondo la logica delle tue beatitudini e non più secondo i criteri del nostro umano tornaconto.