alla sera del giorno
25.02.2018
Il verbo al passato è solo per esigenze di titolo. Ogni giorno è più che adatto per vivere di estremismi, in entrambe le direzioni, rispetto a un centro di equilibrata misura. Che si tratti di uno o di più aspetti della propria personalità, la storia di ciascuno conosce l’eccesso di qualcosa e in qualcosa, sia nel passato, sia nel presente, così come in un auspicabile, perché no, prossimo futuro.
C’è da premettere, però, e quindi a un certo punto da ammettere, che ogni tipo di estremismo ha a che fare con un disordine interiore, risultato esso dalla somma di pensieri, di desideri, di stati emotivi e di sentimenti in corso, per nulla equilibrati tra loro.
Eppure, c’è bisogno di un sano disordine interiore per vivere di una vita viva, pulsante, sempre stimolata dall’imprevisto e da ciò che ci si può aspettare di esplosivo e di reattivo a un certo punto della propria storia personale.
L’impegno a ritrovarsi al centro di se stessi, a ritrovare la giusta posizione tra positivo e negativo, tra il bene e il male, tutto ci rende immuni dal pericolo di collocarci in modo permanente e definitivo su posizioni di noi per nulla giustificabili. All’estremo di noi stessi, là nei punti di residenza delle nostre consolidate abitudini, proprio lì corriamo il pericolo di concepire, alimentare, fare crescere e sposare la nostra infelicità.
Se non altro, vivere di continui equilibri esistenziali equivale a vivere di continui stimoli di aggiustamento, di se stessi e delle mille cose che abitano la nostra esistenza, sul punto e sulla posizione migliore della nostra vita.
Per te è difficile, Signore, accettare che ciascuno di noi si organizzi nella sua infelicità, che acquisti e venda parti della sua storia personale con l’intenzione di edificare via via una casa in cui sono bandite la fiducia, la bellezza, la gioia della vita. Anche sui piccoli movimenti, irregolari, diversi, improvvisati della nostra voglia di vivere, del nostro desiderato, esile equilibrio, stendi tu la tua benedizione. Chissà che la tua mano ci insegni il valore nella vita di un punto fermo di riferimento, per stabilizzare e mettere in bolla ogni dimensione di noi stessi e per ritrovare ogni giorno, oltre il nostro egocentrico orizzonte, spazi e luoghi d’infinita umana e divina felicità.