giovedì 12 marzo 2015

A calendario trascorso la memoria è piena di gioia

12 marzo

Per una scelta tutta sua, e qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire in merito, Dio sceglie ogni volta di lasciarsi incontrare dalle persone lungo la via della loro umanità.
A chi lo ha cercato in passato, o lo cerca tutt’oggi o lo farà in futuro al di fuori della sua pelle, magari scrutando all’orizzonte della propria capacità di credere gli effetti stupefacenti, strabilianti e abbaglianti della divinità, la delusione di Dio sarà la prima tappa del suo cammino di fede.
Un Dio totalmente accecante non ha nulla a che vedere con l’esperienza che Gesù in prima persona ha fatto per primo di lui e che a noi, suoi discepoli, ripropone con convinzione da Risorto.

Sì, certo, è fuori di dubbio che le cose di Dio siano sempre meravigliose, affascinanti e stupefacenti, a motivo della loro luminosa bellezza; tuttavia, lungo il percorso della vita di ciascuno non è poi sempre così facile ed immediato averne una prova sicura. È una capacità di pochi, le sentinelle di Dio, riuscire ad intercettare il suo passaggio all’interno della propria vita personale e a quella della propria comunità di appartenenza proprio nell’istante in cui egli stesso ha scelto di muovere il suo piede.

Della bellezza di Dio all’interno della loro vita, così come in quella della comunità di fede cui cercano di appartenere ogni giorno, molti se ne accorgono dopo un lungo, considerevole, arco di tempo; talvolta dopo anni interi di evidente deserto ecclesiale. Altri, purtroppo, solo al termine della vita scoprono di avere avuto a che fare con Dio in diversi momenti della loro storia. Eppure a tutti, senza distinzioni e preferenze discriminanti, Dio dona in eguale misura e con la stessa intensa paternità la sua amorevole presenza.

A calendario trascorso, però, la memoria della propria relazione con Dio si ritrova ad essere piena e custode di infiniti segni luminosi, quelli del suo silenzioso e delicato passaggio. È la contraddizione di Dio: benché maestoso nella sua grandezza, potente per la sua forza, fragoroso per la sua capacità creativa, al contrario egli sceglie la via della piccolezza, della fragilità e del nascondimento. Egli cerca casa nell’umile silenzio della gioia, per lasciare a ciascuno lo spazio di respiro, di pensiero, di movimento e di azione, senza porre sulle spalle di alcuno l’insormontabile difficoltà di gestire lui, un Dio ingombrante.

E alla fine, accompagnato dai ritmi del suo gioioso silenzio, di Dio resta in noi solo il lieve calco delle sue orme, paragonabili alla fievole luce delle stelle appese alla volta buia del cielo. E intanto, nel cielo della nostra notte, lui c’è!