25 marzo
L’importanza e il valore di una comunità cristiana, soprattutto nel momento in cui un suo giovane è tutto impegnato a pensare e a formulare il proprio progetto di vita, importanza e valore stanno nella sua fedeltà a Dio e nella sua fedeltà all’uomo.
Se non fosse fedele a Dio, cioè se non vivesse una relazione sincera con lui, secondo la dimensione dell’ascolto comunitario della Parola di Dio e della preghiera fraterna in Spirito santo e verità, quella comunità tradirebbe la sua identità di segno visibile della presenza di Dio all’interno della storia dell’umanità.
Allo stesso tempo, e in modo ancora più evidente, se una comunità di fede non fosse fedele all’uomo, cioè se non vivesse una relazione di prossimità con ogni singolo suo membro e, parimenti, se non fosse aperta all’accoglienza di ogni persona e alla misericordia sul vissuto anche peccaminoso di essa, quella comunità cristiana tradirebbe la sua identità di segno visibile della presenza dell’uomo all’interno della storia creativa di Dio.
Nella fase dell’adolescenza, quando pensieri, emozioni e sentimenti sono vissuti o negati dalla persona fino al punto dei loro estremi, la vita di un adolescente ha bisogno di misurare il finito che avverte dentro di sé con la prossimità di Dio. Al tempo stesso, stimolato dalla proposta della fede, sull’infinito di Dio lo stesso giovane vorrebbe scommettere l’infinito che sente pulsare all’interno della tante esperienze della sua vita. Quanti sogni adolescenziali evaporano negli spazi infinti di Dio? Così come, quante sono le lacrime e le sofferenze che Dio cerca e raccoglie là, proprio all’interno delle pieghe della vita di un ragazzo, pur sempre incamminato in un processo educativo ancora tutto in divenire? Tutto, l’infinito e il finito di un adolescente, tutto trova l’attenzione degli occhi di Dio e, immediatamente, è avvolto dal caldo consolante e rivivificante del suo amore.
Nelle cose di Dio, contrariamente a quanto si pensi e si dica con malizia intellettuale, ogni pensiero, ogni battito di cuore, ogni passo umano, ogni vibrazione nella mente e nel cuore, tutto avviene nella più grande libertà della persona. La stupenda e irraggiungibile bellezza di Dio sta nel fatto che egli sogni per ogni persona un progetto fatto su misura per lei, un sogno divino di amore infinto e di gioia impareggiabile. Al contrario, Dio non vuole mai per una persona un imperativo di costrizione, un obbligo con il quale uccidere la bellezza, l’originalità e la libertà dei suoi partner.
Nel Vangelo, scrigno di tutti i progetti di amore che Dio ha colorato per i suoi amici, è possibile trovare gli strumenti necessari per scoprire il valore insostituibile della propria relazione personale con Gesù iniziando, più di ogni altra cosa, a fidarsi gradualmente di lui nel concreto della propria storia personale. Solo così è possibile imparare a conoscere se stessi, il proprio vissuto, il mondo attorno, i desideri e le aspettative future.
Tra le altre, nel Vangelo c’è anche una chiamata particolarissima, quella a dire un “sì a Dio” per tutta la vita. Di fronte a questa speciale richiesta di totale generosità, in un giovane è legittima la domanda: “ma io riuscirò a farcela a dire il mio sì?”.
Per quanto possa essere affascinante, appassionante, emozionante l’idea di dire a Dio il proprio sì, al tempo stesso, passato il primo momento di entusiasmo, la disponibilità richiesta a donare tutto se stessi a lui può provocare interiormente una certa paura, uno spavento iniziale. Da tutto ciò nasce l’ansia e l’esitazione a motivo di una scelta da compiere non chiara in tutti i suoi passaggi.
Mossi, però, i primi passi, in un giorno non previsto arriva lo stupore, la gioiosa meraviglia di ritrovarsi a percorrere una strada non di solitudine ma di dolce compagnia, quella del Cristo, dietro al quale ci si accorge di essere davvero in cammino. A questo punto, scoperto che è Gesù la fonte della propria gioia, sono davvero tante le persone che iniziano ad annaffiare di lacrime di felicità il sogno di una vita, la loro, donata pienamente a Dio. Beate loro!