lunedì 23 marzo 2015

Dio tace, perchè attende i nostri volti

22 marzo 

Pur nella velocità dei cambiamenti sociali c’è una certezza all’interno della vita di una comunità cristiana che non può venire, e non viene, mai meno: il valore dell’attenzione reciproca alle persone.
È un qualcosa di particolare, che non è frutto di chissà quale invenzione umana, ma l’elemento distintivo che Gesù ha richiesto espressamente ai suoi discepoli: la legge della fraternità.

La verità e la coscienza della nostra fede ci impongono di riconoscere che in alcuni frangenti della storia umana, purtroppo, benché cristiani, non sempre siamo rimasti fedeli alla legge dell’amore. In particolari momenti abbiamo addirittura dato e creato occasioni e situazioni di non testimonianza evangelica. Tuttavia, è innegabile come l’opera dello Spirito santo abbia corretto i sentieri errati di ciascuno; abbia indicato a tutti nuovi orizzonti di pensiero e di azione ecclesiale, fino a rileggere e a ricolorare per primo la volontà di Dio nell’ottica dell’amore. 

Quando il male entra all’interno della vita della propria comunità di fede, fino ad invadere gli spazi più delicati delle relazioni interpersonali, è triste toccare con mano come iniziano ad innalzarsi i muri della reciproca incomunicabilità tra le persone e di queste con Dio. Dio viene percepito e considerato l’intruso, colui che vuole comunque determinare con la sua volontà la volontà di tutti. Via via si perde la capacità di comprendere in che modo e con quanta intensità Dio sogni e realizzi la bellezza di ciascuno, in ogni età della sua vita, specialmente all’interno di una relazione paterna/materna con tutti. 

E quando Dio tace, quando giunge alle nostre orecchie il suo assordante silenzio, due possono essere le nostre reazioni verso di lui e tra di noi: lo sconforto e l’umana reciproca accusa di infedeltà al progetto iniziale di gioia e di amore. 

Eppure, il silenzio di Dio diventa un’offerta a tutti di memoria di cielo, una medicina perché ciascuno incominci ad impegnarsi in prima persona per la guarigione dalle proprie infedeltà; un silenzio utilissimo per ritrovare riposo in lui, dopo avere fatto esperienza del proprio frastuono disorientante, all’interno del quale ognuno ha corso il rischio di perdere la consapevolezza della propria identità. 

Così, mentre tace, continuando a fare attenzione e a sottolineare il valore personale di tutti e di ciascuno, indistintamente Dio stesso si dona a noi come uno spazio di vita in cui è possibile ancora una volta appagare la nostra personalissima sete di lui, iscritta da tempo sui nostri stessi volti.