14 marzo
Può sembrare un controsenso, ma è proprio così, con noi Dio usa la misura dell'infinito. Siamo limitati su ogni fronte, eppure egli ci sogna all'infinito, ci pensa all'infinito, ci ama all'infinito, ci salva all'infinito...
Tutto egli si fa per noi all'infinito, con una misura per noi inimmaginabile, oltre le nostre potenzialità e capacità di comprensione e di relazione sia personale sia comunitaria.
E noi, persone limitate in tutto e da tutto, come reagiamo noi di fronte a questa sproporzione di Dio? Anzitutto non capendo bene che cosa ci sia in gioco. Non è facile afferrare al volo come e che cosa Dio stia pensando. Non trovandoci al suo stesso livello, sebbene egli si sia fatto uno di noi, rispetto a noi egli reca dentro di sé una differenza sostanziale: egli afferma di essere la via, la verità e la vita. Piccola differenza? Certo che no.
Ma di fronte a Dio la sorpresa più grande è quando, alla nostra difficoltà a capire il suo modo di pensare, segue invece la paura per ciò che abbiamo capito di Lui. Le richieste di Dio, le sue proposte, i biglietti da pagare per entrare in relazione esclusiva con la sua infinità sono pur sempre qualcosa di totalmente oltre le nostre possibilità di azione.
Quando Dio impugna la matita del tempo per tracciare dentro la nostra storia umana il suo progetto, in noi si scatena improvvisamente la nostalgia della felicità, la nostalgia della gioia, fino a quando non ci decidiamo e non mettiamo mano proprio alla realizzazione di quel progetto. La paura è allora una paura dettata non dal timore di perdere la propria libertà, bensì dalla mancanza del coraggio della fiducia. È questo che ci spaventa, che ci riempie di angoscia, quando abbiamo capito il pensiero di Dio su di noi, quando siamo certi che il suo progetto riverbererà di gioia nel profondo del nostro cuore, quando gustiamo in anticipo l’abbraccio della felicità moltiplicata e anticipata per i suoi discepoli, eppure, come risposta alla sua proposta, abbiamo paura di fidarci di lui.
L’esempio di molti fratelli e di molte sorelle nella fede ci insegna che basta davvero molto poco per abbattere i muri che circoscrivono i nostri limiti umani ed imprigionano al loro interno le più belle potenzialità personali e comunitarie. Cosa serve per fare crollare di fronte all'infinito di Dio i recinti dei nostri sensi finiti se non proprio un nostro piccolo, ma potentissimo, atto di fiducia in lui? Ciò che non riusciamo a cogliere e gestire lungo i tempi del nostro cammino di vita, ecco che il Risorto ci insegna a viverlo grazie al nostro abbandono fiducioso nelle mani dell’Altissimo. Del resto, anche se non ci è molto chiaro, Dio sa benissimo dove ci porterà la nostra fiducia in lui!
Tutto egli si fa per noi all'infinito, con una misura per noi inimmaginabile, oltre le nostre potenzialità e capacità di comprensione e di relazione sia personale sia comunitaria.
E noi, persone limitate in tutto e da tutto, come reagiamo noi di fronte a questa sproporzione di Dio? Anzitutto non capendo bene che cosa ci sia in gioco. Non è facile afferrare al volo come e che cosa Dio stia pensando. Non trovandoci al suo stesso livello, sebbene egli si sia fatto uno di noi, rispetto a noi egli reca dentro di sé una differenza sostanziale: egli afferma di essere la via, la verità e la vita. Piccola differenza? Certo che no.
Ma di fronte a Dio la sorpresa più grande è quando, alla nostra difficoltà a capire il suo modo di pensare, segue invece la paura per ciò che abbiamo capito di Lui. Le richieste di Dio, le sue proposte, i biglietti da pagare per entrare in relazione esclusiva con la sua infinità sono pur sempre qualcosa di totalmente oltre le nostre possibilità di azione.
Quando Dio impugna la matita del tempo per tracciare dentro la nostra storia umana il suo progetto, in noi si scatena improvvisamente la nostalgia della felicità, la nostalgia della gioia, fino a quando non ci decidiamo e non mettiamo mano proprio alla realizzazione di quel progetto. La paura è allora una paura dettata non dal timore di perdere la propria libertà, bensì dalla mancanza del coraggio della fiducia. È questo che ci spaventa, che ci riempie di angoscia, quando abbiamo capito il pensiero di Dio su di noi, quando siamo certi che il suo progetto riverbererà di gioia nel profondo del nostro cuore, quando gustiamo in anticipo l’abbraccio della felicità moltiplicata e anticipata per i suoi discepoli, eppure, come risposta alla sua proposta, abbiamo paura di fidarci di lui.
L’esempio di molti fratelli e di molte sorelle nella fede ci insegna che basta davvero molto poco per abbattere i muri che circoscrivono i nostri limiti umani ed imprigionano al loro interno le più belle potenzialità personali e comunitarie. Cosa serve per fare crollare di fronte all'infinito di Dio i recinti dei nostri sensi finiti se non proprio un nostro piccolo, ma potentissimo, atto di fiducia in lui? Ciò che non riusciamo a cogliere e gestire lungo i tempi del nostro cammino di vita, ecco che il Risorto ci insegna a viverlo grazie al nostro abbandono fiducioso nelle mani dell’Altissimo. Del resto, anche se non ci è molto chiaro, Dio sa benissimo dove ci porterà la nostra fiducia in lui!