mercoledì 4 marzo 2015

Dubitare è segno di una fede innamorata


04 marzo

Chi non vive alcuni dubbi lungo il suo cammino di fede, deve iniziare a dubitare se la sua sia davvero una fede in Dio!
Chi non dubita? Chi non si trova a vivere brevi istanti di confusione di fronte al suo modo di credere e al modo di credere di chi lo circonda? All’interno poi della vita della propria comunità d’appartenenza, chi non resta talvolta spiazzato di fronte al modo in cui si è scelto di vivere il Vangelo?

Vi è un dubbio legittimo, dunque, suscitato nel fedele da una coscienza illuminata e illuminante, che cerca di misurare il proprio vissuto religioso così come lo vorrebbe Dio; e vi è un dubbio serpeggiante che avvelena, una dopo l’altra, le infinite dimensioni della propria fiducia in Dio: è il dubbio su Dio più che su come potrebbe essere Dio e la propria e personalissima esperienza di lui.

Infatti, più che di dubbi di fede, provocati dalla presa di coscienza del tipo di relazioni in corso all’interno della propria comunità – soprattutto quando il singolo fedele entra in contatto con persone che credono gagliardamente a modo loro, con una fede monocolore, persone cioè che non ammettono nell’esperienza del Vangelo la ricchezza dell’arcobaleno, la pluralità delle forme e dei modi di credere di ciascuno e insieme di tutti –, ci sono cristiani che rimangono estremamente disturbati quando sentono dire che la loro fede percorre le strade dell'illusione, poiché non vi è nulla di concreto in riferimento a Dio, Dio stesso è l’assoluto della non concretezza; anzi, spesso la loro fede è ritenuta essere la proiezione di un atteggiamento inconsciamente infantile.

Non si tratta di avere a che fare con un’affermazione di provenienza atea o semplicemente filosofica, il dubbio accademico su Dio, il dubbio degli atei, il dubbio dei filosofi del sospetto... è invece il dubbio della strada, il dubbio del vicino di casa, del compagno di lavoro, del viaggiatore sullo stesso bus... il dubbio accompagnato con un lieve sorrisino di derisione, quasi di benevola compassione, del tipo: “poverino, ancora crede!”; è questo il dubbio che può insinuarsi gradualmente nell’animo anche di una persona credente.

Tuttavia, e potrà sembrare un controsenso, il dubbio non ha proprio nulla di allarmante. Dubitare è come percorrere una scala fatta di gradini di consapevolezza: un gradino dopo l’altro, fino a scendere nelle profondità dell’animo umano. Il dubbio sta se decidere di scendere ancora oppure accontentarsi di dove si trovano ora i propri piedi. C’è chi si accontenta del suo livello di consapevolezza e di profondità spirituale; chi, invece, anche se esitando, prosegue gradualmente la sua immersione nell’infinito di se stesso e di Dio.

Grazie alla combinazione di dubbi legittimi e di dubbi serpeggianti, grazie soprattutto alla vicinanza e all’apporto orante della propria comunità, dalle profondità del proprio animo una libertà interiore aprirà il passaggio dall'esitazione alla fiducia innamorata di Dio. È un po’ così, è sempre stato così, quando il Vangelo viene percepito come una voce che a ciascuno dice senza sosta: “Non smettere! Continua la tua ricerca e troverai il tuo tesoro, te stesso! Non lasciare spegnere il fuoco che è in te". E il dubbio diventa un modo per cercare e per amare insieme Dio.