04 marzo
Chi non vive alcuni dubbi lungo il suo cammino di
fede, deve iniziare a dubitare se la sua sia davvero una fede in Dio!
Chi non dubita? Chi non si trova a vivere brevi
istanti di confusione di fronte al suo modo di credere e al modo di credere di
chi lo circonda? All’interno poi della vita della propria comunità
d’appartenenza, chi non resta talvolta spiazzato di fronte al modo in cui si è
scelto di vivere il Vangelo?
Vi è un dubbio legittimo, dunque, suscitato nel fedele
da una coscienza illuminata e illuminante, che cerca di misurare il proprio
vissuto religioso così come lo vorrebbe Dio; e vi è un dubbio serpeggiante che
avvelena, una dopo l’altra, le infinite dimensioni della propria fiducia in
Dio: è il dubbio su Dio più che su come potrebbe essere Dio e la propria e
personalissima esperienza di lui.
Infatti, più che di dubbi di fede, provocati dalla
presa di coscienza del tipo di relazioni in corso all’interno della propria
comunità – soprattutto quando il singolo fedele entra in contatto con persone
che credono gagliardamente a modo loro, con una fede monocolore, persone cioè che
non ammettono nell’esperienza del Vangelo la ricchezza dell’arcobaleno, la
pluralità delle forme e dei modi di credere di ciascuno e insieme di tutti –,
ci sono cristiani che rimangono estremamente disturbati quando sentono dire che
la loro fede percorre le strade dell'illusione, poiché non vi è nulla di concreto
in riferimento a Dio, Dio stesso è l’assoluto della non concretezza; anzi,
spesso la loro fede è ritenuta essere la proiezione di un atteggiamento inconsciamente
infantile.
Non si tratta di avere a che fare con un’affermazione
di provenienza atea o semplicemente filosofica, il dubbio accademico su Dio, il
dubbio degli atei, il dubbio dei filosofi del sospetto... è invece il dubbio della
strada, il dubbio del vicino di casa, del compagno di lavoro, del viaggiatore
sullo stesso bus... il dubbio accompagnato con un lieve sorrisino di derisione,
quasi di benevola compassione, del tipo: “poverino, ancora crede!”; è questo il
dubbio che può insinuarsi gradualmente nell’animo anche di una persona credente.
Tuttavia, e potrà sembrare un controsenso, il dubbio
non ha proprio nulla di allarmante. Dubitare è come percorrere una scala fatta
di gradini di consapevolezza: un gradino dopo l’altro, fino a scendere nelle
profondità dell’animo umano. Il dubbio sta se decidere di scendere ancora
oppure accontentarsi di dove si trovano ora i propri piedi. C’è chi si
accontenta del suo livello di consapevolezza e di profondità spirituale; chi,
invece, anche se esitando, prosegue gradualmente la sua immersione nell’infinito
di se stesso e di Dio.
Grazie alla combinazione di dubbi legittimi e di dubbi
serpeggianti, grazie soprattutto alla vicinanza e all’apporto orante della
propria comunità, dalle profondità del proprio animo una libertà interiore aprirà
il passaggio dall'esitazione alla fiducia innamorata di Dio. È un po’ così, è
sempre stato così, quando il Vangelo viene percepito come una voce che a ciascuno
dice senza sosta: “Non smettere! Continua la tua ricerca e troverai il tuo
tesoro, te stesso! Non lasciare spegnere il fuoco che è in te". E il
dubbio diventa un modo per cercare e per amare insieme Dio.