alla sera del giorno
27.03.2018
Anche lungo la via dello spirito non siamo solo fratelli e sorelle tra noi, alcuni per noi sono padri e madri nelle cose di Dio, altri figli e figlie della nostra anima. Come accade tra le mura di casa, tra le mura della propria quotidianità, paternità e maternità, fraternità e figliolanza s’intrecciano tra loro nel male e nel bene, in dimensioni di crescita reciproca e in reciproci stati di conflitto e di regressione.
Oltre alla fraternità e alla paternità nella fede, c’è un mistero di delicatezza nel ruolo dei figli delle nostre anime, quando essi, invertendosi a un certo punto del viaggio le parti, giocano in noi un ruolo di rinascita, di riformulazione, di crescita… la nostra.
Ci sono giorni e momenti nella nostra vita fisica, psichica e spirituale, in cui sono propri i figli a darci il coraggio di un di più, di un di meglio, rispetto alla linea oramai quasi piatta dell’esistenza. Una provocazione al bello e al buono, quella dei figli di sangue e d’anima, là dove per tanti motivi noi preferiremmo sederci al bordo della strada, lasciarci andare oramai alla deriva, perché stanchi e stremati di camminare e di faticare per noi e per tutti.
Come padri e madri, sia nella vita sia lungo i sentieri della fede, non siamo immuni da giorni in cui desidereremmo arenarci ai bordi della speranza, restare seduti sulla banchiglia della negatività di un mare che si sta ghiacciando anche nel cuore, rassegnati alle ferite della vita, delusioni per non essere riusciti a realizzare neppure uno dei sogni di un tempo. Eppure…
Eppure, basta uno sguardo, l’incrocio furtivo dei nostri occhi con gli occhi dei figli, per infondere in noi l’orgoglio di un riscatto. Senza che i figli facciano nulla di così evidente per noi, nessuna sirena in un’operazione di pronto soccorso, la nostra, il loro stesso esistere ci spinge a essere migliori, a lasciarci scuotere dall’energia vitale della loro stessa vita, a risponderci d’animo ancora una volta all’incrocio dei loro stimoli, all’eco della loro voce, a fare della loro esuberante positività un respiro di rinascita, un passo in avanti di risposta alla vocazione all’amore. Com’è vero che i figli, tutti i figli, di sangue e di spirito, sono una vocazione al meglio di noi stessi, al rispetto della sacralità del nostro stesso esistere, al mistero di una vita, la nostra di genitori, che si salva solo nel dono estremo di se stessa.
Se l’amore per i nostri figli è amore per la nostra paternità e maternità, e se questo vale ancora molto di più che nei legame di sangue in quelli che possiamo chiamare i legami dello Spirito, allora aiutaci, Signore, a valorizzare la bellezza degli occhi dei nostri figli, quelli della carne, così come quelli dell’anima. Aiutaci a tuffarci dentro l’infinito della loro positività, della loro innocenza, del battito ancora giovane dei loro cuori e a lasciarci educare al silenzioso dono di noi stessi nel chiassoso riverbero della loro esuberante bellezza. Benché difficile da ammettere, è proprio il mistero dei figli a salvarci la vita.