alla sera del giorno
23.03.2018
È un rischio concreto, non certo fantasioso o immaginario, quello di perdere nella vita qualcosa d’importante, di prezioso, di unico e d’irripetibile. C’è una parte migliore di noi stessi non solo presente e custodita dentro le pieghe della nostra storia personale, ma anche attorno a noi, di fronte ai nostri occhi e sopra le nostre teste.
Anche lungo la via spirituale si può correre il rischio di perdere la parte migliore di un’esperienza che ha a che fare proprio con le cose di Dio: la gioia della fede, l’occasione quanto mai unica di centrale l’obiettivo dell’evangelizzazione di se stessi, la bellezza nel processo di spiritualizzazione del proprio viaggio.
Sicuramente lungo la via della fede la preghiera non è tutto, poiché ci sono tanti altri aspetti nella scoperta e nella pratica di Dio che non possono essere lasciati in secondo piano. Tra tutti gli strumenti dello Spirito, però, è proprio la preghiera a permettere al tutto di noi stessi di conservare il suo senso. Pregare ci permette di conservare una visione di senso sulla vita, sulle mille cose che la farciscono, compresi i tanti optional di cui pensiamo di non poterne assolutamente fare a meno. Viceversa, la mancanza della preghiera personale ci porta a perdere proprio la parte migliore di Dio: la sua intimità con noi!
Quanto è importante, Signore, che sia proprio tu a insegnarci la modalità giusta del pregare, il valore nelle cose dello spirito e l’essenziale nelle realtà della terra. Com’è giusto smettere di preoccuparci della perfezione delle parole, che spesso usiamo solo per cercare di pregare in modo a te gradito. Quanto invece tu gioisci dell’intensità delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti spirituali, affinché viviamo tutto noi stessi dentro una relazione di vicinanza con la tua paternità. Godere di stare alla tua presenza, Signore, con la semplicità e la fiducia proprie di un bambino, questa è la parte migliore che già da questa sera non volgiamo perdere mai.