sabato 24 marzo 2018

Prendersi cura della propria ferita spirituale

alla sera del giorno
24.03.2018

È per un dono speciale dello Spirito santo che a un certo punto della vita iniziamo a comprendere quanto sia impossibile misurare il nostro cammino spirituale rifacendosi alle sole categorie del tempo vissuto e dello spazio attraversato. È impensabile contare i secondi, i minuti, le ore… i giorni, i mesi e gli anni lungo i sentieri tracciati da Dio; tanto meno misurare i centimetri, i metri… i chilometri percorsi fedelmente alla sua presenza.
Quelle che sono le categorie che quotidianamente usiamo e applichiamo alle nostre realtà umane, non sono assolutamente adatte per tutto ciò che è riferibile alla dimensione spirituale della propria storia di persone credenti e passionalmente coinvolte con la realtà sublime del Cielo.
Certo, possiamo cronometrare il tempo e misurare lo spazio giusto per averne un’idea, per darci dei punti di riferimenti più che umani ma, prima di ogni altra cosa, occorre imparare a verificare lo stato della propria vita alla luce del benessere spirituale che in essa si espande sempre più come conseguenza positiva delle scelte fatte di Vangelo e di fede.
Paradossalmente, parlando di stare bene dentro la pelle della propria fede, c’è una ferita spirituale invece che è quanto mai salutare mantenere tale, il primo risultato della benedizione di Dio sulla nostra vita. Si tratta di una ferita spirituale che ci tiene sveglie e operosi nel prenderci cura di noi stessi e della nostra personale salvezza. Quel taglio dell’anima che altro non è che l’esperienza più intensa che possiamo avere mai fatto di una percezione viva e palpabile di Dio nella nostra vita e non poterle gustare Dio in pienezza; un ritrovarsi già dentro le realtà di Dio e sentire che non lo siamo ancora totalmente. È il tormento dell’amore.
Davvero, Signore, non riusciremo mai a raggiungere la pienezza della tua presenza in noi? Eppure più ti sentiamo a noi vicino e più immaginiamo di esserlo anche noi a te, ma alla fine percepiamo la ferita di una distanza quasi insuperabile. Più ci avviciniamo a te e più tu ci manchi, più ti ascoltiamo e più sentiamo il bisogno delle tue parole, più ti mangiamo e più abbiamo fame di te, più beviamo te e più la sete di te ci brucia dentro il cuore e dentro la mente.
Ma lo sappiamo, Signore, che è proprio questa ferita spirituale che ci mette in guardia sulla verità, sulla concretezza, sulla positività delle nostre scelte, delle nostre opere, del nostro amore solo per te. Prenditi, dunque, cura tu di ciascuno di noi, così come noi ci prendiamo cura che la nostra ferita continui a ricordarci che tu sei il medico delle nostre anime.