alla sera del giorno
25.03.2018
È fonte di sicurezza sentire che la persona che ci cammina accanto a un tratto ci prenda e ci tenga la mano, una risposta a pelle, la sua, di sostegno e d’incoraggiamento ad affrontare le più svariate situazioni presenti nel viaggio della nostra vita.
Certo, talvolta la mano ha la presunzione di diventare una catena, una morsa stretta, per imprigionare la libertà dell’altro, per impedire che l’altro fugga via, lontano da se stessi. Ma anche la corda più lunga, anche il legame più forte, a un certo punto trova la sua fine. E grazie alla libertà ritrovata, ciascuno impara a fare silenzioso tesoro dell’esperienza delle mani.
Oltre che lungo il sentiero delle relazioni umane, con persone ancora vicine o con persone già da qualche tempo lontane, anche la dimensione spirituale della nostra storia personale fa esperienza del valore delle mani buone e del rispetto dei tempi di silenzio di ciascuno. Una scuola di mutuo sostegno, nella reciproca ricerca di quell’armonia interiore che è frutto del calore che proviamo dentro e attorno a noi; una positività, una fecondità di relazione, affinché una mano di Cielo accompagni i nostri passi di Terra. È nell’amorevole vicinanza della Paternità divina che l’umanità ritrova il coraggio dei suoi respiri, dei suoi passi, della direzione delle menti e dei cuori per un’avvincente storia di umana fraternità.
Non è la tua mano nella nostra mano che ci crea problema, Signore, anzi. Quante volte ci è di conforto sapere che tu ci sei, che resti accanto e in stretto contatto con ciascuno di noi. Tu non molli di certo la presa, perché è solo la forza del tuo amore che ci tiene legati a te.
Insegnaci, però, Signore, a capire il valore del tuo silenzio, il fatto che talvolta tu taci e non rispondi, non ci rivolgi subito la parola, nonostante l’impetuosità ripetuta delle domande che ti rivolgiamo. In ogni frangente della nostra avventura umana, tienici la mano, Signore, anche dentro il sentiero del tuo silenzio. Stretti a te, noi non ci smarriremo mai.