alla sera del giorno
16.03.2018
La fatica è proporzionabile all’orizzonte davanti a noi, più saliamo in alto, più fatichiamo per ascendere e raggiugere la cima del monte più alto e più l’orizzonte si allarga dinanzi al nostro sguardo. Gli occhi ammirano e contemplano meravigliati tutto attorno paesaggi l’uno diverso dall’altro, chiazze di prati illuminati, pendii scoscesi di monti in ombra, squarci azzurri di cielo, attraversati da carri ricoperti da bianche nubi.
Nessuno si accontenta di vedere qualcosa, osservare un solo particolare fra molti; il desiderio è del tutto, la pienezza rapita di un’emozione, la voglia incontenibile di fissare sullo schermo interno delle proprie palpebre la bellezza dell’infinito.
Un simile paesaggio incantato, ma abitabile benissimo dalla concretezza della vita, è possibile incontrare nella dimensione spirituale della propria storia personale. Anche lì, dentro a tutto ciò che distrattamente diamo per scontato, ecco che risalendo i pendii sempre nuovi della propria personalità, a un certo punto è possibile scoprire lo stupefacente paesaggio dello Spirito.
Quello dello Spirito è un mondo in cui l’umano e il divino s’incontrano in abbracci di misericordia, di armonia e di consolante affabilità. È il luogo privilegiato in cui è più facile guardarsi negli occhi, ritrovare la bellezza delle parole buone, benedirsi reciprocamente nello sforzo di superare le ferite della vita.
Una volta fuori dalle porte della città degli uomini, c’è possibilità, Signore, di entrare passo dopo passo nell’immensità di tutto ciò che reca in sé gli echi della tua voce creativa, la memoria sempre feconda di respiri e di sospiri d’amore, il tuo essere presente ad ogni cosa, perché ogni cosa esiste alla tua presenza.
Che cosa chiederti, Signore, se non il dono preziosissimo del rispetto di noi stessi, di te certamente, di ogni essere vivente e del creato tutto? In fin dei conti, non ci è difficile comprendere che, come noi, anche tu sei rimasto stupito al risultato magnifico della tua capacità creativa, e a sera, ritorni al luogo del tuo riposo, così come anche noi facciamo ogni sera: noi in te e tu in noi.