martedì 6 marzo 2018

“Non multa, sed multum”

alla sera del giorno
06.03.2018

È un’espressione latina, precisamente di Plinio il Giovane che, scrivendo sul valore dell’arte dell’apprendimento, non si risparmia di consigliare i suoi lettori su quanto sia importante nella loro vita imparare “non molte cose, ma poche cose e molto bene”.
Non è certo l’invito a iscriversi al partito degli ignoranti; semmai al gruppo di coloro che ogni giorno si sforzano di trasformare le cose apprese in un’occasione imperdibile di crescita profonda della propria saggezza di vita.
Vivere, al contrario, all’insegna della superficialità, equivale ad accontentarsi di una mediocrità esistenziale e spirituale, soprattutto nelle cose che riguardano il proprio viaggio verso Dio, quando alla pienezza dell’Assoluto si opta scioccamente per un dio minore, un dio con una volontà vaga e generica. La saggezza del “poco ma bene”, invece, spinge ciascuno a considerare come nella sua vita tutto concorra per raggiungere traguardi migliori, e da lì scoprire che ogni esperienza personale può essere vista come linguaggio, parola, modo di esprimere il pensiero di Dio sul mondo e, quindi, su se stessi.
Cambiare stile di apprendimento, allora, è vincere la tentazione dell’attaccamento al numero della cose imparate, come se si trattasse di impossessarsi della poltrona del Dio dei sapienti, e dare libero sfogo a una sorta di religione dei propri idoli, quelli molto sofisticati, non più realizzati come un tempo con oro e argento, semmai con le proprie situazioni personali a cui ciascuno dà credito e adorazione. Fin dal primo giorno della Creazione l’attaccamento alle cose prende il posto di Dio, la smania di fare di tutto e di più diventa una norma di vita, il non perdere mai tempo con la parte intima di se stessi è la scusa per negare a Dio la possibilità di dare un tocco spirituale alla materialità della propria vita.
Quanto è importante, invece, comprendere che la propria vita è Dio, la sua totalità, la sua gioiosa radicalità, come tutto diventa possibile solo se si passa davvero dalle voglie di ogni giorno al volere di tutta una vita; e tutto si decide, e tutto si gioca nell’adesso di noi.
Quanto è importante, Signore, non sciupare le nostre energie; avere l’ardire di smettere di realizzare tante cose, per iniziare a fare bene ciò che è essenziale. Insegnaci tu il valore del gustare interiormente le cose che realizziamo per noi stessi e per gli altri, dentro quella trama di rapporti che sono le nostre relazioni vitali. Quanto è vero che alla fine, una sola cosa ci è necessaria, l’essenziale.