22 gennaio
Il tempo che noi usiamo per stare con noi stessi o insieme a un’altra persona, così come il tempo che impieghiamo per fare una cosa, questo tempo equivale a un tempo speso per ciò che in quel momento ha riempito la nostra giornata. Avere tempo per questo o per quello, per ciò che alla fine è importante o meno, altro non è che spendere la nostra vita all’intero dei tanti frammenti dell’unica stessa esistenza, e questo milioni di volte, fino all’ultimo secondo di respiro, il nostro.
Se la vita si gioca nel tempo, la stessa vita si gioca nel dono di noi stessi in quello spazio di storia che abbiamo vissuto proprio come volevamo che fosse. Quanta responsabilità dobbiamo dunque ammettere di avere, misurando il tempo che ci è stato dato di vivere.
Attraverso il dono della nostra vita all’interno dello scorrere universale del tempo, di fronte a noi anche Gesù si pone in uno stato di attesa e, pur avendo a che fare con quasi il nulla delle nostre persone, egli aspetta che in noi siano resi percepibili il fuoco del suo amore e lo Spirito della vita immortale.
Nella velocità oppure nella lentezza dello scorrere in noi del tempo, per quanto sappiamo di essere poveri di fronte a Gesù, poco più che nulla, sempre in noi dobbiamo avere cura che le nostre scelte di vita non spengano il fuoco del suo amore, così come non uccidano i germogli di vita nuova, quella del suo Spirito.
In essi, nel fuoco dell’amore, nello Spirito della vita eterna, si accende lo stupore di un amore, l’incontro con il Padre dei cieli. E l'umilissima fiducia della fede in Gesù, come il fuoco, di persona in persona, di cuore in cuore, a poco a poco si diffonde, fino ad incendiare il mondo intero, il tempo infinito della meravigliosa eternità di Dio.