26 gennaio
Lungo la via della ricerca di Dio ogni essere umano affronta il proprio cammino così come gli è dato di fare in quel momento. Nel buio della notte della fede c’è chi con sicurezza muove un passo dopo l’altro, chi con fatica trascina in avanti i suoi piedi, chi addirittura corre speditamente, chi zoppica, chi saltella, chi al contrario avanza a ritmo di danza… Nessuno va incontro a Dio allo stesso modo degli altri. Sembra essere iscritto nel DNA di ciascun credente il modo con cui egli, rispetto agli altri, vive la sua parentela con l’Assoluto.
Allo stesso tempo, all’inizio del percorso ognuno cerca Dio in luoghi diversi. C’è chi spera di incontrare Dio all’interno della vita delle persone a lui vicine, soprattutto in una bella storia di famiglia o in una avvolgente storia di amore o nello spazio di un’amicizia, ma invano, poiché, per quanto le persone si facciano accoglienti del Trascendente, esse posseggono soltanto alcuni frammenti dell’infinito di Dio.
Così, c’è chi cerca Dio nel villaggio dei libri, là dove i racconti di uno si annodano ai racconti dell’altro, là dove le storie di ciascuno sembrano essere tutte uguali tra loro se non fosse altro per il pantone e l’intensità dei colori che le raffigurano. Ma nessuna biblioteca del mondo potrà mai contenere l’infinito di Dio.
Ecco, allora, che c’è chi si risolve di incontrare Dio all’interno della capacità del suo pensare, là dove, con passione, le sue idee si accendono una dopo l’altra ed illuminano brevemente parte del sentiero. Basta, tuttavia, un colpo di vento, un imprevisto esistenziale e, subito, in un istante, le idee vanno incontro al martirio del dubbio e alla sofferta fase del loro declino.
Dunque, non nelle persone, non nei libri, non nelle idee sarà mai possibile sostare, come in un luogo sicuro, e da lì partire per giungere gradualmente all’incontro con Dio. Proprio la mancanza della pace del cuore e della mente, così come la mancanza di una trascendente esperienza dell’amore, ci incalzano a cercare Dio non in luoghi abitati dall’umano, bensì in spazi di vita spirituale, là dove la preghiera ci fa percepire quanto sia intensa e delicata la vicinanza di Dio.
Nei tempi e nei luoghi del nostro pregare, Dio stesso si rende a noi presente con il suo silente amore e, lasciandoci riempire di lui, via via in noi egli colma ogni vuoto di senso e di vita. Solo nella comunione con lui, vero frutto e respiro della nostra preghiera, in noi si risveglia anche la benevolenza del cuore verso le altre persone, così come verso il mondo intero. Nella preghiera tutto diviene in noi memoria delle braccia avvolgenti di una madre, delle braccia possenti di un padre, appunto le braccia di Dio.