venerdì 23 gennaio 2015

Siamo noi l’alterità innamorata di Dio

23 gennaio

Se non noi, sue creature, chi potrebbe essere mai l’alterità gioiosa di Dio? Se lui è la luce, noi siamo la candela; se lui il fuoco, noi la legna da ardere. Come non potrebbe essere altrimenti? C’è uno strettissimo vincolo tra la creatura e il suo Creatore; una relazione di affetto tra il Creatore e le sue creature, con cioè ciascuno di noi.

All’interno di ogni singolo e personalissimo legame tra il divino e l’umano si inserisce Gesù, la dolcissima forza di salvezza che tiene unite tra loro realtà di cielo e realtà di terra.


È il suo Spirito, lo Spirito del Risorto, a suscitare in noi la fiducia più sincera di fronte a ciò che sta oltre il confine dei nostri limiti; quando, passo dopo passo, sentiamo crescere dentro i vuoti della nostra esistenza il respiro caldo del Vangelo, come una speranza pura, così bella, così piena di vita. E il respiro del Vangelo è lo stesso respiro di Gesù, che vorremmo abitare nel più profondo di lui e di noi tutti.

Nel coraggio del dono reciproco di questa alterità d’amore, quella di Dio verso le sue creatore, quella di noi creature verso lui Creatore, quante volte noi vorremmo andare anche fino in fondo a questa storia di amicizia tra la terra e il cielo, fino a giungere, a nostra volta, al completo dono di noi stessi a lui, per seguirlo con meravigliosa libertà. 

E lungo i sentieri del Vangelo, irresistibilmente scaturisce in noi la dolcissima domanda, dove potremmo mai trovare la sorgente della nostra speranza in Dio, la fonte del nostro amore riconoscente verso colui che con impareggiabile arte ci ha plasmato con le sue abilissime dita. Così, ogni giorno la risposta è Gesù e tutto ritrova il senso del suo esistere nel nostro stesso coraggio di abbandonarci fiduciosamente in lui.