29 gennaio
Ogni cammino nello Spirito conosce momenti, ore e giorni di piacevole serenità. Quasi per magia percepiamo riverberare nel profondo di noi stessi il gioioso slancio della presenza di Dio. Quanta consolazione, allora, accompagna la rilettura misericordiosa delle passate esperienze di vita e di quelle ancora in corso. Certi di essere protetti dall’amore di un Padre, incominciamo a gettare il nostro sguardo oltre il muro delle difficoltà quotidiane su orizzonti di infinita benevolenza. Via via si allarga in noi il respiro interiore, fino ad allora mozzato da vecchie paure e da stressanti ansie di responsabilità. Quando concediamo allo Spirito del Risorto diritto di dimora nel nostro cuore, giorno dopo giorno crescere la fiducia nella provvidenza di Dio, poiché comprendiamo che siamo proprio noi le pupille dei suoi occhi.
In alcuni istanti del cammino di fede, però, le oscurità e i dubbi ci assalgono con forza, fino a far tremare seriamente le fondamenta della nostra fiducia in Dio e negli altri. Fastidiosamente avvolti dalle nebbie della vita, sperimentiamo nel profondo il peso dell’indecisione, quando non sappiamo più orientarci lungo il percorso, quando la via di destra ci sembra più giusta rispetto a quella di sinistra, ma non se siamo più certi come prima. Il dubbio toglie terra alle fondamenta della nostra personalità, fino al punto da rendere deboli e inutili le protezioni delle precedenti certezze. E allora il mondo di fuori diventa il mondo di dentro, e quanto era custodito nel forziere del cuore ora è saccheggiato dai predoni della nostra gioia.
Senza la luce i nostri occhi si perdono nelle tenebre; senza energia il nostro cuore rallenta sempre più il suo corso; senza volontà ogni forza esterna fa ressa e occupa le stanze della nostra interiorità. Le oscurità e i dubbi non attentano soltanto alla sacralità della nostra vita; soprattutto a livello spirituale, proprio nel momento del bisogno, essi ci fanno sospettare dell’amorevole vicinanza di Dio. E in balia delle acque tempestose, uno dopo l’altro ci lasciamo influenzare dalla corrente dell’incredulità, convincendoci che purtroppo anche la fede non può far fronte a tutto, tantomeno arginare le forze avverse alla nostra felicità.
Tuttavia, se viviamo per vivere unicamente di positività e non per la nostra morte, scopriamo quanta forza è nascosta sotto l’apparente fragilità della nostra preghiera. Grazie al dialogo confidenziale con Dio, riusciamo a tenere distanti i pericoli delle nebbie, così come i tarli del dubbio. Allo specchio del Vangelo scopriamo che non siamo terra arida, senza vita, bensì terreno da fecondare ulteriormente con la grazia del Risorto. Pur immersi nelle prove della vita, nelle tenebre e nella corrente dei dubbi, pur sentendoci talvolta circondati dal deserto del mondo, in noi c’è sempre la bellezza di un giardino, quello sognato e coltivato da Dio, irrigato dalla rugiada mattutina delle sue lacrime di commozione, là dove ogni nostra sete si placa nella gioia del suo amore per noi.