sabato 7 aprile 2018

Dai “se” ai “fatti”, nella verità della preghiera

alla sera del giorno
07.04.2018

Alla fin fine lo ammettiamo quasi tutti, che cioè la storia di vita di una persona, di ogni uomo e di ogni donna, è composta di fatti e non dalle sue sole intenzioni, anche se magistralmente orchestrate a suo tempo nel cuore e nella mente.
Se un desiderio, un’idea, un’intenzione dell’animo può averci aiutato a muovere nella vita i primi passi, è pur sempre vero che solo le azione compiute hanno dato concretezza alla vita e a tutto ciò che abbiamo provato poco prima nella mente e nel cuore.
Ritornare con il pensiero al cammino fatto, illudendosi di poterlo modificare in parte o totalmente, quasi nutrendo la speranza di ritoccare in meglio quello che oramai è stato ed è accaduto in peggio, sarebbe un’idea senza concretezza, una vera e propria illusione. Lo stesso vale anche per chi si trastulla nel sognare scenari diversi, ipotetici, fantastici, rispetto a quello che ha realmente vissuto e archiviato alle sue spalle.
Con fredda lucidità, talvolta con scarsa misericordia verso noi stessi, abbiamo invece imparato che i “se fossi stato…” e i “se avessi avuto…” sono sciocchi trastulli per studenti e per filosofi. Per quanti di noi hanno scelto di abitare stabilmente la concretezza della loro storia personale, rispetto alle passate intenzioni, l’unica cosa verificabile sono invece i fatti compiuti in prima persona; e i fatti – positivi o negativi che siano – parlano perfettamente la lingua della verità.
Tra i “se” e i “fatti” della vita s’inserisce la preghiera – un tempo, uno spazio, un’esperienza personalissima per chi si professa credente –; un pregare che deve andare ben oltre la sola intenzione di conciliare tra loro illusione e realtà, per infondere nelle pieghe di ogni vissuto umano il sogno e la realtà di Dio stesso.
Abbandonare il finito di noi, Signore, per abbracciare l’infinito, è quello che desideriamo raggiungere nel tempo della nostra preghiera, del nostro stare ogni istante in relazione vitale con te. Insegnaci tu il coraggio di accettare nella nostra vita la regola del “mai più” come prima, del “mai più” senza te e senza la tua voce dentro di noi.
Aiutaci a restare sempre di più noi stessi, Signore, lungo la via della bellezza e dell’amore, per capire, giorno dopo giorno, passo dopo passo, come scomparire dentro l’infinito, alla fine di tutto, dentro te.