martedì 24 aprile 2018

La bellezza è negli occhi di chi prega

alla sera del giorno
24.04.2018

Magari ci fossero ogni volta le condizioni ideali per avere sempre in tasca la garanzia certa del buon successo della propria preghiera. Da mattina a sera, e da sera a mattina, la giornata è così piena d’imprevisti e di variabili di umore che, anche qualora si preveda un certo spazio di serenità, non è mai possibile avere la certezza e quindi potere reclamare, al momento opportuno, il mantenimento delle promesse ricevute da altri.
Come spesso accade, basta un contrattempo, un imprevisto, per catturare all’ultimo minuto tutta l’attenzione e l’emozione che abbiamo di riserva, a fronte di qualcosa che si impone e che inizia a rivendicare la sua priorità. E di priorità in priorità, c’è sempre un motivo, talvolta anche una scusa, per non vivere mai appieno una tranquilla vita di preghiera, una preghiera più che allenata a vivificare il cammino della propria storia personale.
Tuttavia, a onore del vero, anche se all’orizzonte dei nostri sguardi si profila un velo di grigio, la subdola tentazione di negativizzare ogni frammento della nostra realtà umana, il valore della bellezza non è più da cercare al di fuori del proprio vissuto, magari addirittura fuori del senso della ragione e del cuore della propria fede. La bellezza è negli occhi di chi prega, cioè in colui che guarda alla sua vita, alla vita delle altre persone con una intensità di penetrazione propria e tipica degli amici di Dio. Ciò che rallegra il cuore è la scoperta del valore e della vastità del bene attorno, e in questo viaggio di positività la preghiera è lampada ai propri passi e luce sul proprio cammino.
Quanto è bello, Signore, quando ci aiuti a passare da un’idea generica di Dio all’incontro con te, il Dio dentro, all’amorevolezza della tua persona, ai tuoi occhi che, se da una parte vedono molte cose di noi, hanno sempre per noi uno sguardo di misericordia e di benevolenza.
Noi ci mettiamo in gioco con te e per te, Signore, ritrovando nella nostra preghiera quotidiana il coraggio, il coinvolgimento della musica delle corde dei nostri cuori; la passione di smettere di stare con un maestro accanto, ma molto di più con un Maestro dentro, con te, che ci parli e ci accompagni in questo nostro viaggio interiore di Cielo.
E la gioia degli occhi diventa la gioia dei piedi, la gioia delle mani e delle braccia, la gioia dei cuori che finalmente s’incontrano tra loro, perché in ciascuno ci sei sostanzialmente tu.