giovedì 26 aprile 2018

Nulla è più caro della propria patria

alla sera del giorno
26.04.2018

È ad essa che ritorniamo spesso con il pensiero, alla nostra patria, a quel senso cioè di casa che abbiamo nel cuore e che di tanto in tanto riaffiora alla mente, soprattutto quando meno ce lo aspettiamo. Non si tratta di un risveglio improvviso a un senso generico di affetti ma, a un vago ricordo del passato si contrappone sempre un profumo di casa, il proprio, di paese, di città e di vie, quelle che abbiamo solcato fin dai primi passi del nostro pellegrinare.
Via via ritornano alla luce della mente i volti e i nomi di persone ormai andate per altre strade, così come i ricordi di giorni e di esperienze custoditi tutti da molto tempo. Al pensiero della patria in noi s’illuminano piccoli frammenti di un viaggio in parte già alle spalle ma ancora tutto da portare a termine; punti rossi da ricordare, o da raggiungere presto, sparsi qua e là, colorati sulla mappa del nostro percorso di vita, prima che alle porte di questo giorno ci colgano ancora una volta le ombre della sera.
Ha ragione il greco Teognide ad affermare che “nulla è più caro della propria patria”, perché la patria è dentro di noi, un mondo abitato anzitutto dai nostri respiri, dai nostri sogni, così come dai ricordi catalogati per buoni o per cattivi. E non si tratta solo della patria del passato, bensì del presente e del futuro, con tutto ciò che in essa ogni giorno nasce e cresce, vive e muore con il succedersi dei propri passi.
Invisibile a tutti, ma ben visibile agli occhi della nostra mente, muta per molti, ma ben chiassosa dentro e lungo le vie di noi stessi, la propria patria è inverata e sublimata dalla forza santificante della preghiera, quel colloquio intimissimo con Dio che ci fa ricordare luoghi abitati un tempo, benedire luoghi che sono i metri quadrati dentro i quali oggi muoviamo i passi del nostro esistere; una preghiera colorata dal desiderio di raggiungere un giorno la patria del Cielo, là dove ciascuno ritroverà se stesso e gli altri, un mondo eterno di relazioni passate, presenti e future.
Anche tu, Signore, hai fatto ritorno alla tua patria, con i piedi, con il pensiero, con le emozioni del cuore e, soprattutto, con i sospiri della tua preghiera. Insegnaci tu a valorizzare il ricordo di quello che già si trova alle nostre spalle, quello che ora ci portiamo dentro come una casa con le ruote, gli affetti più cari, i sentimenti ancora pulsanti, le carezze del bene e i graffi del male.
E quando ci sentiamo uomini e donne erranti, senza più fissa dimora, apolidi per scelta o per forza, accoglici tu, Signore, tra le pagine del tuo Vangelo, affinché possiamo trovare in esso un luogo da abitare, una patria dove sentirci accolti, amati e vivificati, riconosciuti non più stranieri, ma figli e figlie della tua amorevole paternità.