mercoledì 11 aprile 2018

Vivere sostanzialmente di fronte a Dio

alla sera del giorno
11.04.2018

Se si prega con la vita, con l’interezza cioè di quello che siamo stati, siamo e confidiamo di essere un domani, sarebbe riduttivo, alcuni dicono addirittura sbagliato, credere che la preghiera sia uno stare solo fermi, immobili in un punto preciso del mondo, magari dentro un angolo di chiesa, o chissà dove di più intimo.
È una presunzione sottile, quasi impercettibile, quella di credere che la vera preghiera sia solo il risultato strategico di uno sforzo e di un trovare finalmente il rapporto faccia a faccia con Dio. Un traguardo questo irraggiungibile a qualsiasi uomo, a qualsiasi donna, con le sue sole forze personali; altra cosa è la volontà di Dio di rivelarsi a una persona nei tempi e nei modi che lui solo ha deciso di fare propri.
Che cos’è la preghiera se non la propria vita, ripiena di gestualità affettive, di consapevoli contatti con il mistero che tutto trascende alle altezze di Dio, accettazione e abbraccio dello spirito rasserenante del Cielo, un’immersione di pace nel cuore e nella mente, fino a raggiungere tutte le dimensioni del proprio vivere?
Beh, è chiaro che pregare – secondo il cuore e la mente di Gesù –, altro non è che un esercizio d’amore, così come lui ci ha insegnato, che in ogni dove giunge a vivere a un livello d’intimo rapporto di figliolanza e di amicizia con l’amorevole paternità di Dio, un frequente intrattenimento da solo a solo con Colui da cui, anche noi, sappiamo di essere immensamente amati.
Ogni volta che in noi riaffiora il desiderio di pregare, Signore, insegnaci tu a vivere anzitutto il nostro incontro con te, o nella staticità di un luogo dove siamo capaci di vivere la preghiera della quiete e del sonno delle potenze delle nostre anime; oppure, immersi dentro la corrente della musica della nostra vita, là dove la preghiera è dinamica, palpitante, ritmata da una storia personale, la nostra, diventata una lode continua, tutta per te.
Ponendoci da soli di fronte a te, rallentando in noi la corsa dei minuti, quasi spegnendo il motore del nostro andare, aiutaci, Signore, a rimetterci in sintonia con i battiti del nostro cuore, il colore delle nostre emozioni e la vibrazione dei sentimenti che ci fanno danzare con l’unica storia personale che abbiamo il dono di stringere tra le nostre braccia.
O dilatando l’attimo in cui restiamo immobili alla tua presenza, o immergendoci nel flusso degli infiniti attimi che vogliamo unificare tra loro, per cogliere il senso profondo di tutto il nostro esistere, noi lo sappiamo, Signore, che alla fin fine stiamo vivendo sostanzialmente di fronte a te. E tu… dolcemente soffi sulle nostre vele!