alla sera del giorno
16.04.2018
Secondo atteggiamento da prendere in considerazione all’interno della propria preghiera personale è quello molto delicato dell’accettazione. Non si tratta di accettare, di accogliere nella preghiera qualsiasi cosa, situazioni imposte dall’esterno, eventi e programmi dettati da altri, tantomeno un mettere in conto un incarico, un dono, un’eredità spirituale che ci possono piombare addosso senza preavviso.
Normalmente s’inizia ad accettare, a fare cioè proprio, solo quello che si è andati via via conoscendo sempre di più, ciò di cui ci si è anche impratichiti nel tempo del reciproco avvicinamento. Di solito è quello che avviene proprio dentro una storia d’amore, quando lui e lei si accettano all’infinito solo dopo essersi avvicinati a pelle.
Anche nella preghiera il verbo accettare si riveste di pensieri, di emozioni e di sentimenti d’inimmaginabile preziosità. Infatti, non trattandosi d’invasione di campo, di coercizione della volontà, di violenza dell’anima, attraverso lo strumento del dialogo con Dio, cioè la preghiera, ecco che la nostra intenzione di bene e di santità viene colta dalla sua attenzione. Di fronte alla proposta di Dio, affinché ci immergiamo nella vastità del suo amore misericordioso, ecco che non ci resta altro da vivere che acconsentire, fare nostra, accettare appunto, l’occasione di metterci in sintonia con la sua volontà.
È per suo dono, un dono particolare del Cielo, che la preghiera ci insegna a non evadere dalla nostra storia personale, ma a restare ben saldi in essa, mantenendo un equilibrio di fondo nonostante l’impetuosità del vento e il passeggero sconvolgimento di mille situazioni. L’accettazione anche di ciò che non possiamo cambiare è legge di sopravvivenza; e la preghiera ci accompagna a portare avanti e a vivere serenamente la nostra vita.
Quante volte desideriamo, Signore, evadere dalla nostra storia, per iniziare a vivere una realtà migliore rispetto a quella in cui ci siamo venuti a trovare. Quante volte stare a colloquio con te ci aiuta a riflettere su come migliorare concretamente la nostra vita, senza cadere nella tentazione del conformismo e della frustrazione. Niente più guerre contro i mulini a vento, nessun altro sforzo titanico contro realtà immobili e immutabili, non più unitili e dolorose perdite di tempo e di energie, bensì quello che ci pulsa nell’anima è di sentirci da te sostenuti nel coraggio di accettare ogni cosa per vivere serenamente la nostra libertà di figli.
Quanto invece è bello, Signore, quanto ci riempie il cuore di serenità, di pace, a un certo punto anche di gioia piena e profonda, quando riusciamo a dirti il nostro “va bene”! Quando alle tue proposte sappiamo rispondere con i nostri personali “io ci sto”, per dare corso e concretezza in noi ai tuoi sogni, ai tuoi progetti di bene e di amore per noi e, attraverso la nostra disponibilità, progetti di salvezza per gli altri. Accettare il nostro impossibile, accettare il tuo possibile, è dirti con fiducia, Signore, “si compia ciò che desideri”. E tu desideri la nostra gioia!