domenica 16 settembre 2018

Lasciare un segno dopo il messaggio

alla sera del giorno
16.09.2018

Non sappiamo la consistenza delle parole, quanto esse siano concrete e stabili, durature e immutabili nel tempo. Nutriamo buone speranze, ma non sempre le parole superano in modo vincente la prova dei fatti.
Oltre che a noi stessi, spesso quello che diciamo agli altri subisce il contrappasso della vita, l’esame sulla qualità e sulla tenuta di una relazione, anche in conseguenza della forza con cui gli imprevisti di ogni giorno plasmano e trasformano buona parte dell’esistenza di tutti.
A differenza delle parole, sulla sostanza delle cose, invece, dei fatti e degli avvenimenti presenti nella parabola della propria storia passata e presente, la visione è più chiara. Si capisce molto bene come l’orgoglio dei gesti sia una palpabile manifestazione della cecità lucidissima con cui rischiamo di entrare in collisione con i mille vissuti nostri e di altrettante persone. Cecità sui doni della vita e, quindi, ciechi noi sul valore soggettivo e originalissimo delle nostre personalità. Cecità sui propri errori e, quindi, ciechi su come si va purtroppo ricamando in noi anche una storia di negatività e di autodistruzione. Infinite potrebbero essere le manifestazioni della cecità ma unica e soggettiva la persona coinvolta. Sulla sostanza delle cose, quindi, sempre siamo noi a manifestare il bene e il male, il rispetto o il disprezzo della vita propria e altrui, un diuturno lavoro di crescita e di maturazione personale oppure d’implosione e d’imbarbarimento.
E come di solito accade nella vita, o una ferita si trasforma in un’opportunità di altro da se stessi, oppure quella stessa ferita si trasformerà alla fine in un baratro di spaventosa profondità.
Solo Tu, Signore, ci puoi educare al senso delle parole e alla qualità dei nostri gesti. Solo Tu ci conduci piano piano a ripensare il nostro modo di vivere la Chiesa, per vivere tutta un’altra Chiesa, quella che sa fare sua la tua volontà, suoi i tuoi disegni di costante incarnazione nella storia in corso dell’umanità.
E tutto si chiarisce e s’impreziosisce per il segno di noi che lasciamo nel mondo dopo il nostro avere ciarlato all’infinito. Certo, non è semplice, non ci viene naturale, trasformare le parole in segni indelebili di senso e di luce. Eppure non ci resta altro da fare che provare a migliorare noi stessi, i nostri pensieri, il nostro linguaggio e tutte quelle dimensioni del nostro esistere che possono essere utili per il raggiungimento di un fine di bene e di senso per tante persone a noi accanto.
Benedici e orienta Tu, Signore, le nostre parole, perché siano sempre per tutti un segno concreto del tuo amore in noi.