domenica 2 settembre 2018

Te canta il profondo dell’essere

alla sera del giorno
02.09.2018

Basta una sola volta per uscire dal modo consueto e oramai logoro di entrare in contatto con le profondità del nostro essere interiore.
Anche per un solo breve istante, basta mettere da parte la comoda e moralistica concezione della vita e della nostra relazione con Dio, con gli altri e con il mondo intero, per ritrovarci finalmente di fronte alla novità più assoluta, quella che Dio stesso ha da sempre immaginato e realizzato a più colori nel momento in cui ha plasmato la vita di ogni persona. Quanto è sciocco dimenticarci che proprio sulle dita di Dio è rimasta la traccia della nostra stessa umanità, quel qualcosa di noi di cui siamo fatti, plasmati, modellati a sua immagine somiglianza.
È la nostra storia, con i suoi più e con i suoi meno, con il succedersi di esperienze più o meno gradevoli da ricordare...; è la nostra storia a rischiare di determinare e di prolungare nel presente e nel futuro quello che di male è stato di noi, ma che potrebbe anche non ripetersi mai più, grazia alla scoperta del bene amorevole di Dio.
Se spesso ci lasciamo determinare dai mondi negativi che accerchiano e graffiano le dimensioni profonde del nostro esistere; se al Male siamo tentati di lasciare l’ultima parola, la sentenza finale e definitiva sulla qualità del nostro stesso esistere; se addirittura siamo giunti al punto di smettere di credere alla positività dell’opera sempre in divenire delle mani di Dio che continuamente creano per ciascuno la sua via di uscita, di riscatto e di redenzione da ogni esperienza amara di peccato; se dalla negatività volgiamo lo sguardo alla positività del nostro esistere, a tutto ciò che di bello e di buono ancora si staglia sulla linea dell’orizzonte esistenziale di ogni vita umana; se il dubbio su noi stessi e sulla definitività del nostro vissuto scava ancora in noi gallerie di riemersione; se... allora per ogni se è possibile che Dio pensi non all’ipotesi di una risposta, bensì a un gesto d’amore chiaro, indelebile, illuminante, fecondante e consolante per ogni figlio e per ogni figlia dell’umanità intera.
Tanti se, infinti se, per riaffermare che Dio è un centimetro oltre la linea demarcatrice dei nostri limiti personali, affinché sia Lui a riaffermare che noi e il nostro vissuto non siamo il punto finale di una storia. Spetta a lui, a Dio, la scelta dell’ultima parola e dell’ultimo segno di punteggiatura a conclusione del racconto della storia personale di ciascuno e di quella, ancora più immensa, dell’umanità tutta intera.
E se sei Tu a dare voce alla profondità del nostro esistere, Signore? Se sei Tu a trasformare ogni rumore ed eco presente in noi in melodia e in canto di lode?
A te la scelta di quelle parole che meglio possono raccontare il viaggio della nostra vita, i paesaggi attraversati uno dopo l’altro e quei tratti del nostro cammino che, di tanto in tanto, inevitabilmente si sono colorati di striate e grigie negatività.
A Te non manca la possibilità e l’inventiva creatività, Signore, per fare guizzare dalle nostre profondità esistenziali l’eco del tuo salmodiare l’amore e la passione che nutri per ciascuno di noi. A noi ti conduce quel desiderio che solo Tu conosci fino all’ultimo tuo respiro, l’amore che si colora del dono della tua stessa vita.
Non ci resta che sperare, allora, che tu abbia capito bene Signore che è per te il titolo della nostra vita e che spetta solo a te intonare il canto del profondo del nostro esistere. Un po’ più avanti, ciascuno di noi si ritroverà sereno dentro l’eco del tuo fischiettare la melodia del nostro essere per Te.