venerdì 13 febbraio 2015

Digitus Dei est hic, inter nos!

13 febbraio

Se esiste il purgatorio, se qualcuno lo vedrà mai, sicuramente esisterà per quanti dovranno scontare i peccati di distrazione, o meglio, di non attenzione. Quante persone, soprattutto quante coppie, soggiorneranno in un luogo simile, anche solo per un po’! Non molto, è chiaro, essendo il purgatorio un luogo di passaggio, ma giusto quanto sarà loro necessario per imparare a guardare di nuovo alle altre persone, particolarmente alla persona amata, superando le distrazioni di una vita.

Più che un errore, più lacerante di uno sbaglio grave, nella relazione di coppia, come in ogni altra relazione umana, è la distrazione, il non fare attenzione all’altro, il considerare cose di poco valore le sue cose, a rendere doloroso il cammino a due. Se la distrazione, in modo particolare la non attenzione al vissuto interiore della persona amata, uccide, quante volte le persone che dicono di amarsi, in realtà, si uccidono reciprocamente, eliminando giorno dopo giorno cose dell’altro che da quel momento in poi non si vedranno più? È la morte rosa, quella causata nel silenzio, la morte segreta, in questioni d’amore. Quanti silenzi d’omertà, allora, si possono contare? Quante fughe per opportunismo? Quanti rimandi, giusto per fare i propri comodi? Quanti tradimenti – non nella carne –, fatti invece di pensieri egoistici, di falsi problemi, di segrete vigliaccherie? E tutto... facendo finta di nulla!

Le non attenzioni nella vita di coppia, soprattutto quelle volute, fredde, calcolate al millesimo, non possono restare senza verità. Forse non arriveranno alla gravità di un peccato; sicuramente però al problema di un’imperdonabile scortesia in questioni d’amore. Ben venga, allora, un rimedio alla miopia dei cuori.

Abitando i nostri errori, per innestare in essi il seme della salvezza, Gesù entra nel vissuto segreto delle nostre storie di relazione e, in modo silenzioso, egli stesso si fa prossimo di ogni essere umano, senza alcuna eccezione, anche se quest’ultimo non ne è consapevole. Non solo, ma da Risorto egli valica senza fatica i limiti del tempo e, se non è stato possibile durante la vita, anche nel tempo della morte egli viene a guarire in ciascuno la ferita segreta dell’anima. Oltre il purgatorio, allora, si aprono per tutti le porte della compassione dei cuori, là dove Dio ci mette con gusto il suo dito.