10 febbraio
Alla domanda ”ma Dio dove abita?” siamo soliti collocare il luogo della sua dimora là dove abbiamo modo di toccare con mano la tenuta delle nostre convinzioni di fede. Al contrario, quasi prendendosi gioco del ritmo dei nostri pensieri su di lui, Dio abita il vuoto che ci circonda, che si interpone tra noi e lui, tra noi e il mondo che ci avvolge.
Non c‘è cosa più incalzante sulla via della gioia che scoprire in ogni dimensione della nostra vita, soprattutto in quelle legate al cuore e all’arcobaleno dei sentimenti, quanto la persona di Gesù sia travolgente.
Fare la scelta di Gesù, coinvolgerlo cioè nelle dimensioni e nelle capacità affettive della propria persona, non significa compiere solo un atto di accoglienza della sua persona all’interno della propria storia di coppia; non vuol dire neppure compiere un semplice atto di fiducia nella sua persona, nella sua presenza, nel ritenere giusto ed orientativo il suo modo di vedere e di pensare le tante cose della vita. Tutto giusto, ma c’è molti di più! Compiere la scelta di Gesù a due vuole dire, invece, innalzare i desideri e i sogni di entrambi alle altezze di un progetto di vita che prende delicatamente per mano e pazientemente insegna a ciascuno come vivere l’amore umano, di cui ci si crede protagonisti, nelle mani di quello divino.
Anche sul piano della propria affettività la scelta di Gesù porta con sé la prova della risurrezione interiore, la prova della luce interiore. Esperienze, queste, ricevute gratuitamente in dono, che nel tempo continuano a rischiarare se stessi e, di riflesso, gli altri: con Gesù tutto diventa segno della luce di Dio presente negli occhi, nel cuore e nella mente della persona amata.
Nello spazio che esiste tra gli occhi del primo rispetto a quelli del secondo, è possibile percepire nel calore della fede la presenza invisibile di Dio stesso, il quale sorride ogniqualvolta i due amanti riescono a guardare la persona da essi amata nella bellezza della sua luce interiore: anche la luce di un amore umano può diventare segno dell’esistenza di Dio nella propria vita e in quella degli altri.
Ed ecco che al calare della sera, quasi per incanto, come quando giunge a noi un gradito ospite, ecco che Dio si presenta alla porta dell’amore del nostro amarci a due, recando in mano il dono più prezioso che di cui conosciamo già tutta la nostalgia, il dono della gioia. Nelle parole che si scambiano le persone incamminate sulla via dell’amore, nelle carezze che reciprocamente si donano a parole e nei fatti Dio infonde una gioia indicibile, rivestita di iridescente delicatezza. E nel silenzio degli sguardi, umidi di passione e di trasporto verso la persona amata, la gioia di Dio trasfigura le nostre storie, le nostre persone, in riflessi del suo amore negli interstizi del nostro amore.
Non c‘è cosa più incalzante sulla via della gioia che scoprire in ogni dimensione della nostra vita, soprattutto in quelle legate al cuore e all’arcobaleno dei sentimenti, quanto la persona di Gesù sia travolgente.
Fare la scelta di Gesù, coinvolgerlo cioè nelle dimensioni e nelle capacità affettive della propria persona, non significa compiere solo un atto di accoglienza della sua persona all’interno della propria storia di coppia; non vuol dire neppure compiere un semplice atto di fiducia nella sua persona, nella sua presenza, nel ritenere giusto ed orientativo il suo modo di vedere e di pensare le tante cose della vita. Tutto giusto, ma c’è molti di più! Compiere la scelta di Gesù a due vuole dire, invece, innalzare i desideri e i sogni di entrambi alle altezze di un progetto di vita che prende delicatamente per mano e pazientemente insegna a ciascuno come vivere l’amore umano, di cui ci si crede protagonisti, nelle mani di quello divino.
Anche sul piano della propria affettività la scelta di Gesù porta con sé la prova della risurrezione interiore, la prova della luce interiore. Esperienze, queste, ricevute gratuitamente in dono, che nel tempo continuano a rischiarare se stessi e, di riflesso, gli altri: con Gesù tutto diventa segno della luce di Dio presente negli occhi, nel cuore e nella mente della persona amata.
Nello spazio che esiste tra gli occhi del primo rispetto a quelli del secondo, è possibile percepire nel calore della fede la presenza invisibile di Dio stesso, il quale sorride ogniqualvolta i due amanti riescono a guardare la persona da essi amata nella bellezza della sua luce interiore: anche la luce di un amore umano può diventare segno dell’esistenza di Dio nella propria vita e in quella degli altri.
Ed ecco che al calare della sera, quasi per incanto, come quando giunge a noi un gradito ospite, ecco che Dio si presenta alla porta dell’amore del nostro amarci a due, recando in mano il dono più prezioso che di cui conosciamo già tutta la nostalgia, il dono della gioia. Nelle parole che si scambiano le persone incamminate sulla via dell’amore, nelle carezze che reciprocamente si donano a parole e nei fatti Dio infonde una gioia indicibile, rivestita di iridescente delicatezza. E nel silenzio degli sguardi, umidi di passione e di trasporto verso la persona amata, la gioia di Dio trasfigura le nostre storie, le nostre persone, in riflessi del suo amore negli interstizi del nostro amore.