mercoledì 11 febbraio 2015

Traccia in chi ami il tuo gesto di perdono

11 febbraio

Non sempre le ombre della sera stendono un velo di dolce quiete sulla giornata appena conclusa. Qualche volta, purtroppo, le stesse ombre avvolgono e nascondono all’interno delle pieghe della loro tenebra anche i momenti di dolore presenti nella storia di una coppia. E non basta il tempo di una notte, l’arco di un silenzio fuori e dentro di sé, per dimenticare minuti e ore difficili da gestire. Ai primi raggi di luce, ecco riapparire nel nuovo giorno, graffianti più che mai, i ricordi e il dolore per un torto subito e non ancora sanato dalla forza dell’amore.

Sarebbe un’illusione, e lo sappiamo benissimo, pensare che la storia d’amore di una coppia non conoscerà mai le ore della sofferenza e della delusione; magari perfino le ore delle ferite profonde, quelle che da fuori nessuno vede e immagina esserci in una persona, ma dentro, nel profondo del animo, continuano a sanguinare senza sosta.

Non è facile, a livello umano, superare il male ricevuto dalla persona amata. Spessissimo, non è neppure possibile fare riferimento e contare sulle proprie capacità e forze interiori. Chi sente impetuosa dentro di sé la cascata della delusione e della sfiducia, al tempo stesso sente il bisogno di trovare un appiglio fuori, cui aggrapparsi con tutta la propria voglia di superare il male ricevuto, e, così, ritrovare la leggerezza del respiro. Ma, umanamente, ci sono delle cose impossibili, tra le tante, questa!

Di fronte agli errori, alle superficialità di comportamento, alle ferite profonde e agli sbagli subiti in amore, la fede in Gesù ci parla di una strada da percorre nella verità, quella della propria coscienza, illuminata però dalla misericordia del Vangelo. Ritrovare la via della serenità di coppia non passa, allora, attraverso al semplice uso di parole di richiesta di perdono, le classiche scuse, semmai a gesti unici, veri, di resurrezione del cuore.

Quando l’impaccio per gli errori compiuti impedisce di chiedere perdono a parole, perché non osare un gesto semplice, che vada al di là di ogni suono della voce: tendere la mano alla persona amata, e purtroppo ferita, affinché essa vi tracci sopra il segno del perdono, il segno della croce? Ce lo insegna Gesù stesso attraverso il miracolo del segno della sua croce più che di quello delle parole di croce da lui usate. E tendere all’altro la propria mano, macchiata purtroppo dall’errore, affinché l’amato vi tracci sopra il segno del perdono, il segno della croce, significa chiamare Gesù al crocevia delle proprie relazioni di coppia, perché in quel punto d’incontro e di misericordia Gesù ponga la radice di ogni amore ritrovato, in modo particolare il suo.