Rinunce personali se ne fanno tante nella vita, alcune con piacere, a pieni polmoni, quasi con senso di liberazione; altre invece con disagio e dispiacere, tipo quando ci si sente lacerare interiormente da qualcosa o da qualcuno che per sempre lasciamo andare via da noi, sapendo che non tornerà mai più.
La stessa cosa avviene anche nella relazione di coppia, sia in positivo, sia in negativo; cioè, sia quando i due amanti di lasciano alle spalle un'esperienza negativa, che in futuro li avrebbe potuto segnare chissà per quanto tempo, sia quando sono loro ad essere lasciati per sempre in balia di loro stessi.
Le rinunce non sono solo queste; neppure sono legate alla avanzare dell'età, quando si inizia a lasciare alle spalle ciò che non fa più parte della fase di una vita. Rinunciare non vuol dire neppure rifilare i bordi della fotografia della propria vita. Rinunciare ha un significato tutto diverso dal perdere. Si tratta soprattutto di prendere progressivamente le distanze da una data realtà, che inizia a non avere più alcun senso e, gradualmente, acquistare coraggio per affrontare la possibilità di un nuovo futuro diverso dal presente, lontano dal passato da cui si proviene. Del resto, quando c'è un senso che le precede, le rinunce diventano progetto di vita.
Nella vita a due tutto si gioca nella capacità di rinunciare entrambi a qualcosa di sé, a qualcosa che si vorrebbe per sé, per formulare ogni giorno la propria quotidianità facendo riferimento ad una scala di valori condivisi, affinché l'altra persona si senta al centro di una storia d'amore fatta di sogni e di realtà.
Ma tra le tante rinunce, che possiamo elencare all'interno della vita di coppia, per chi si definisce coppia credente, c'è il pericolo di condividere anche la rinuncia della fede, la rinuncia alla persona di Gesù. Soprattutto quando ci si volta indietro e si scopre che, in alcuni passaggi e momenti della vita, non si è tenuto conto del dettato del Vangelo, preferendo pensare e fare scelte secondo il proprio modo di vedere e di pensare la realtà.
Nonostante il concreto pericolo della rinuncia a Gesù nella propria modalità di amare se stessi e la persona amata, lui però non rinuncia a noi. Là dove è possibile rinvenire anche un solo frammento d'amore, senza subito volerlo categorizzare o meno, là si rende presente il segno concreto dell'amore di Dio, Gesù. E benché crediamo di averlo abbandonato al margine del nostro percorso, lui è caparbiamente presente e incollato alle pareti dei nostri cuori. Del resto, senza amore, Dio non saprebbe cosa fare, come vivere il nostro tempo e come riempirmi i nostri spazi di Sé.