08 febbraio
Si gioca tutto lì, non in ciò che entra o in ciò che esce dalla storia della propria vita di coppia, ma in ciò che in essa rimane sempre presente, pur nel passare del tempo. Lungo il cammino a due, ritrovandosi nostro malgrado immersi nel vai e vieni di mille cose, è facile lasciarsi rubare l’attenzione da cose passeggere, situazioni ed esperienze di vita della durata di pochi attimi. Così facendo, il pericolo che si corre è quello di togliere luce ai propri occhi e considerare prezioso ciò che invece prezioso non è. In amore alcune cose particolari, segrete, non possono essere alla mercé di tutti, soprattutto il calore di cuori che si sono incontrati in una relazione affettiva.
I giorni dell’amore hanno bisogno, per essere tali, di una buona dose d’intimità, là dove tutto viene avvolto dalla sacralità della propria storia a due; là dove nessuno ha diritto di accesso, neppure un figlio, una figlia, perché nella relazione di coppia l’intimità, andando ben oltre il solo aspetto fisico, è invece il luogo dove l’attenzione è rivolta al cento per cento alla radice della capacità di amare la propria storia di amore. Sì, all’interno della propria intimità di coppia l’attenzione deve essere al massimo livello quando si tratta di amare il proprio amore! Talvolta, invece, basta anche un’insignificante dose di superficialità per rovinare tutto, e per sempre.
Ritrovandoci impreziositi dal dono della sua compagnia e dalla reciproca capacità di avere fede in lui, Gesù stesso si pone accanto al cammino di chi ha scelto di giocare tutto se stesso all’interno di una storia d’amore a due. Non giudica all’apparenza nessuno ma, al tempo stesso, non teme di affermare ad entrambi: "Chi ha messo mano all'aratro non deve più guardare indietro". È il suo invito, più chiaro che mai, a lasciare dietro alle quattro spalle l'amarezza, i rimpianti, tutto ciò che può corrodere un sì di eternità. Il passato è troppo lontano dal futuro e può essere collegato ad esso solo passando per la via del presente. In questo presente di coppia, alle persone che vivono l’avventura della fede in lui, Gesù chiede di seguirlo con occhi di futuro, pur nella concretezza di un quotidiano cammino di vita, comunque fuggendo lontano dal pericolo di lasciarsi invadere dalla confusione del mondo.
Non per nulla, l’anello al dito, chiamato da alcuni anche fede nuziale, diventa il segno esteriore di qualcosa, l’amore, iniziato in un giorno preciso del proprio passato; un’avventura d’amore vissuta appieno ancora in questo presente e, come se si trattasse di un progetto di vita, una storia a due che resta aperta alla sua possibile maturazione in un futuro felice. Calzare l’anello acquista il senso di un rimando a ciò che materiale non è, a ciò che si gioca interamente a livello spirituale ed emotivo, oltre i limiti dello spazio e del tempo personale e di coppia: la consacrazione mediante un sì del proprio amore. l’eco di queste due sillabe – sì – non fa altro che mantenere sveglio il valore eterno del proprio amore.
I giorni dell’amore hanno bisogno, per essere tali, di una buona dose d’intimità, là dove tutto viene avvolto dalla sacralità della propria storia a due; là dove nessuno ha diritto di accesso, neppure un figlio, una figlia, perché nella relazione di coppia l’intimità, andando ben oltre il solo aspetto fisico, è invece il luogo dove l’attenzione è rivolta al cento per cento alla radice della capacità di amare la propria storia di amore. Sì, all’interno della propria intimità di coppia l’attenzione deve essere al massimo livello quando si tratta di amare il proprio amore! Talvolta, invece, basta anche un’insignificante dose di superficialità per rovinare tutto, e per sempre.
Ritrovandoci impreziositi dal dono della sua compagnia e dalla reciproca capacità di avere fede in lui, Gesù stesso si pone accanto al cammino di chi ha scelto di giocare tutto se stesso all’interno di una storia d’amore a due. Non giudica all’apparenza nessuno ma, al tempo stesso, non teme di affermare ad entrambi: "Chi ha messo mano all'aratro non deve più guardare indietro". È il suo invito, più chiaro che mai, a lasciare dietro alle quattro spalle l'amarezza, i rimpianti, tutto ciò che può corrodere un sì di eternità. Il passato è troppo lontano dal futuro e può essere collegato ad esso solo passando per la via del presente. In questo presente di coppia, alle persone che vivono l’avventura della fede in lui, Gesù chiede di seguirlo con occhi di futuro, pur nella concretezza di un quotidiano cammino di vita, comunque fuggendo lontano dal pericolo di lasciarsi invadere dalla confusione del mondo.
Non per nulla, l’anello al dito, chiamato da alcuni anche fede nuziale, diventa il segno esteriore di qualcosa, l’amore, iniziato in un giorno preciso del proprio passato; un’avventura d’amore vissuta appieno ancora in questo presente e, come se si trattasse di un progetto di vita, una storia a due che resta aperta alla sua possibile maturazione in un futuro felice. Calzare l’anello acquista il senso di un rimando a ciò che materiale non è, a ciò che si gioca interamente a livello spirituale ed emotivo, oltre i limiti dello spazio e del tempo personale e di coppia: la consacrazione mediante un sì del proprio amore. l’eco di queste due sillabe – sì – non fa altro che mantenere sveglio il valore eterno del proprio amore.