01 febbraio
Non siamo nati per vivere soli. Neppure ci siamo fatti da soli, senza il concorso degli altri. Ed anche se un giorno diventeremo a nostra volta madri o padri di qualcuno, nella nostra vita siamo pur sempre già figli e figlie di un uomo e di una donna, cui diamo il nome di padre e di madre.
Nasciamo così, senza chiederlo in anticipo, all’interno della vita di altre persone, con in noi l’innata e la naturale speranza che esse ci accolgano come carne della loro carne, figli e figlie della loro vita.
Più o meno consapevolmente desideriamo che, passo dopo passo, coloro che ci hanno donato la vita biologica ci donino anche il calore di una esperienza di famiglia, la paternità e la maternità di relazioni positive. Pur nel confronto serrato delle idee, speriamo che essi non ci abbandonino all’imprevedibile del mondo attorno ma, caparbiamente, ci accompagnino come maestri di vita lungo i sentieri della conoscenza del mondo terreno e di quello spirituale, fino a renderci capaci di orientare noi stessi alla volta del traguardo della nostra meta esistenziale.
In questo viaggio, quello di tutta una vita, non c’è cosa più bella, non c’è esperienza più intima di elevarci giorno dopo giorno dai nostri bisogni materiali a quelli sempre più spirituali, fino ad imparare a rileggere il vissuto sin qui percorso con occhi d’infinito. In questo viaggio di elevazione al Trascendete è un mistero di cielo il fatto che coloro che inizialmente ci avevano biologicamente generato, in seguito accudito con materna e paterna amorevolezza, educato poi con saggia maestria, ad un certo punto diventino testimoni di come il tutto dell’esistenza non si giochi nel finito della materia, bensì nell’infinito dello Spirito. Da generatori, via via attraverso diversi stadi di accompagnamento, eccoci di fronte a persone che sentiamo essere le persone guida dei nostri spiriti, padri e madri anche nella fede, nostri generatori alle realtà di Dio.
Nulla, non c’è nulla di più bello che scoprire come il volto dei propri genitori alla fine coincida con quello di un padre e di una madre anche nella fede. E mano a mano che i loro volti sono resi trasparenti da tutta una vita di fatiche e di gioie, di lotte e di speranze, per aiutarci a costruire la nostra felicità personale, in noi prende dimora un senso di serenità profonda, con momenti di pace interiore.
Serenità e pace, questo è quanto ci ritroviamo in dono nel profondo di noi stessi nel momento in cui chi ci ha donato la vita ora ci lascia per precederci, oltre la porta del tempo e dello spazio, là dove per ora non abbiamo ancora modo di camminare.
Nell’attesa di un ritrovato incontro, vincendo in noi il vuoto per questa momentanea solitudine, viviamo di nostalgia infinita, orfani di una paternità e di una maternità che mai nessuno potrà sostituire. Al ricordo di loro il nostro cuore si riempie di un delicatissimo sentimento di riconoscenza e d’affetto, sia per il dono di questa vita sia per la speranza di un’altra vita, quando riabbracceremo chi ci ha dato la possibilità di compiere in questa esistenza un viaggio non di terra ma di Cielo.
Alla fine, più di tutto, ora abbiamo la consapevolezza che il loro passaggio in noi, nella nostra vita, ci ha insegnato che più di ogni altra cosa per loro noi siamo stati, e siamo delle finestre di un’altra dimensione, figli del loro amore.