venerdì 27 febbraio 2015

Sì, ci si ama per vocazione

27 febbraio

Quando sentono parlare di “vocazione” moltissime persone associano a questa parola un’esperienza di vita che solo pochi, in verità, hanno modo di vivere, quella della chiamata di Dio il quale, secondo una logica tutta sua, sceglie un uomo o una donna per affidare loro una particolare missione da compiere.
Al contrario dei primi, pochissimi ritengono invece che, nessuna esclusa, tutte le persone abbiano registrata nella loro interiorità una voce, una vocazione appunto, che le chiama a compiere nel tempo scelte importanti, le grandi scelte della loro vita, secondo un disegno preesistente.


Più di ogni altra cosa, in ogni persona è presente una meta da raggiungere, quella della propria gioia: la gioia, la felicità di tutta una vita. E benché sia molto ampio il ventaglio delle possibilità di scelta, nel profondo del proprio essere ciascuno avverte, seppure in modo inizialmente indefinibile, che comunque una sola è la strada da scegliere e da percorrere, una sola è la strada che più di tutte le altre fa vibrare inspiegabilmente la mente e il cuore, una sola è la strada che definisce serenamente la propria persona rispetto alle altre, una sola, infine, è la strada che anticipa la gioia della meta.

A ragion veduta, soprattutto quando entra in gioco nella vita di una persona la dimensione della sua affettività, è bene parlare di vocazione, di chiamata, d’invito esistenziale al dialogo relazionale di questa con un’altra persona. Usare la parola vocazione all’interno di una storia d’amore tra due persone vuole dire soprattutto andare ben oltre la semplice naturale inclinazione di un uomo o di una donna verso un qualcosa che personalmente ravvisa essere la realizzazione della propria persona – ad esempio l’inclinazione naturale per un’arte, una professione, un genere di studi. All’interno di una storia d’amore è più che coretto e giusto parlare di una chiamata alla reciproca donazione di se stessi nell’alterità di una storia.

Sì, le persone si amano per vocazione quando esse avvertono che l’amore ricevuto dall’altra persona chiama entrambi a rispondere alla manifestazione del suo cuore con il proprio cuore: all’amore totale dell’altro si risponde con la totalità del proprio amore.

Si ama per vocazione quando si è convinti che il proprio futuro non può essere costruito che a quattro mani, non da soli, ma all’interno di un cerchio bene definito d’affetti e di emozioni, di sogni e di progetti da condividere insieme ad ogni passo e respiro di vita.

Si ama per vocazione quando si rinuncia alla propria autogestione esistenziale per, bando ad ogni egocentrismo, accettare che la persona amata abbia concretamente il diritto d’accesso nella propria vita. Più d’ogni altro desiderio o sogno, una storia d’amore esige da entrambi il dono incondizionato, reciproco, dell’unica vita che si possiede tra le mani.

Infine, si ama per vocazione quando ogni giorno si è disposti, sull’esempio del Cristo, a vivere e a morire, così come a risorgere, all’interno di una storia a due “per e insieme” alla persona amata. Il dono oblativo ed incondizionato di sé stessi all’altro porta ciascuno a non avere paura del proprio annichilimento; a consumare tutto se stesso – come una candela – dentro un orizzonte di senso disegnato da entrambi.

Grazie alla forza dell’amore di Dio, si ama per vocazione quando non si cede di fronte alla tentazione di rinunciare alle responsabilità attinte alle sorgenti della propria fede. E nel punto più intimo della coscienza di una persona lo Spirito fa comprendere a ciascuno che, se non c’è chiamata all’amore di coppia, c’è pur sempre una chiamata all’amore, da vivere in modo diverso, lungo un’altra strada, quella della propria vocazione: a ciascuno la sua vocazione, a ciascuno il suo amore.