alla sera del giorno
08.01.2018
Mhm, quando si tocca la sfera del nostro maschile e del nostro femminile in relazione con la santità di Dio le cose si complicano non poco, i discorsi si fanno difficili, se non impossibili da pensare e da dire.
Eppure, non possiamo parlare del nostro modo di relazionarci con Dio senza partire dal nostro stesso modo di essere e di vivere nel mondo, senza avere prima una ragionevole consapevolezza del maschile e del femminile che coesistono in ciascuno.
Lo è stato anche per una giovane ragazza di Nazareth, quando nel suo rendersi disponibile e accogliente della santità di Dio, in lei la volontà divina si è rivestita dell’avventura della carne umana.
Non è forse così anche all’interno della qualità delle relazioni tra persone, storie reciproche aperte alla fecondità della bellezza di Dio? È lì, o Signore, che inserisci la tua sapienza; è lì che chiedi a ciascuno di volgere il suo sguardo e di contemplare come nel cuore della donna giusta sia possibile custodire ancora la fecondità della tua bellezza.
Contemplare il dono della vita, che nel chiuso benedetto di ogni donna inizia ad essere nel mondo, è invito alla contemplazione meravigliata di come i tuoi pensieri trovino in noi fecondità di eternità.