alla sera del giorno
23.01.2018
Nei paesaggi infiniti dentro i nostri cuori c’è posto per ogni piccolezza e per ogni vastità dell’intero creato. In formato e con misure bonsai ogni frammento dell’esistere trova in noi possibilità di custodia e di cura. Così è del mare dentro il cuore di ciascuno. È esso a cullare e a trasportare tutto quello che nella loro vita in transito le persone hanno raccolto giorno dopo giorno.
Non è la tempesta a impaurirci, neppure ad incantarci sono i caldi raggi del sole. Ondeggiare a sera nella dolcezza delle increspature dell’acqua è qualcosa che ha a che fare con la ninnananna di Dio, con la forza di un profumo di mare capace di trasportarci con sé nel suo viaggio verso l’infinito degli spazi attorno. Certo, alla lentezza del respiro i polmoni si allargano alla vita, così come la pelle della nostra interiorità si rinfresca agli schizzi dell’acqua insaporita di senso.
Ma non c’è alcun mare in noi se non navigato da te, Signore. Solo tu solchi le nostre onde, cammini sulle acque dei nostri mari interiori, dentro i nostri cuori. Solo tu hai ancora voce per gridare alle forze dei venti avversi di ritrovare la quiete del loro esistere. E nelle acque del mare interiore di ciascuno, oltre il velo del riverbero delle acque, tu infili la tua mano, per fare scorrere gocce di vita e di luce dal tuo palmo alle tue dita, come se tu stessi accarezzando e arando le onde dei nostri mari per creare in essi un solco pronto ad accogliere la consistenza del nostro esistere.
Non è la tempesta a impaurirci, neppure ad incantarci sono i caldi raggi del sole. Ondeggiare a sera nella dolcezza delle increspature dell’acqua è qualcosa che ha a che fare con la ninnananna di Dio, con la forza di un profumo di mare capace di trasportarci con sé nel suo viaggio verso l’infinito degli spazi attorno. Certo, alla lentezza del respiro i polmoni si allargano alla vita, così come la pelle della nostra interiorità si rinfresca agli schizzi dell’acqua insaporita di senso.
Ma non c’è alcun mare in noi se non navigato da te, Signore. Solo tu solchi le nostre onde, cammini sulle acque dei nostri mari interiori, dentro i nostri cuori. Solo tu hai ancora voce per gridare alle forze dei venti avversi di ritrovare la quiete del loro esistere. E nelle acque del mare interiore di ciascuno, oltre il velo del riverbero delle acque, tu infili la tua mano, per fare scorrere gocce di vita e di luce dal tuo palmo alle tue dita, come se tu stessi accarezzando e arando le onde dei nostri mari per creare in essi un solco pronto ad accogliere la consistenza del nostro esistere.
E solcato dal tuo tocco, il nostro mare interiore diventa fecondo di Te.