alla sera del giorno
17.01.2018
A volte la vita non è solo pesante; a volte è insostenibile reggere il ritmo dei pensieri e delle emozioni che tumultuano in essa. Che sia per colpa nostra o per l’altrui disgrazia, il peso dei pensieri diventa un peso dentro gli angoli del cuore, fatica che tutti proviamo a tirare un semplice respiro di sollievo e così proseguire e così continuare il nostro viaggio.
Talvolta c’è una forza nelle vicende della vita che non tira avanti o indietro, bensì ci tira giù, alla profondità delle nostre radici esistenziali, là dove un giorno tutto ha avuto il suo primo inizio, là dove alla fine ogni problema può imboccare la sua buona soluzione, la sua sperata emersione a nuove possibilità di luce e, quindi, di vita.
Ci sei tu, Signore, ad attenderci al pavimento delle nostre pesantezze. Ci attendi lì perché tu sai benissimo che più in basso di quel punto non possiamo scendere. Ci attendi lì, nel punto dove non esiste più un oltre di smarrimento, ma un risorgere via via a nuove dimensioni di vita.
Affaticati da noi stessi, oppressi dai nostri problemi, per tanti motivi, per un rosaio di pesantezze, tu ci vedi stanchi, sfiduciati, sfiancati, Signore, nel nostro fuggevole esistere. Eppure sei sempre tu a suonare per ciascuno di noi una melodia di consolazione, l’avvolgente tuo invito alla fiducia in qualcosa di diverso, di nuovo, di vivo, tu, ristoro e sollievo per tutti. E mentre alimenti in noi quella forza capace di sostenere ad ogni passo la pesantezza dell’esistenza, sei tu, Signore, a insegnarci a camminare sotto il tuo cielo, lassù dove sono ben sane le radici della nostra gioia.