alla sera del giorno
25.01.2018
Ci servono! Eccome se ci servono. Anche se potremmo, non ne possiamo fare proprio a meno, poiché fanno parte di noi e delle tante sfumature sofferte della nostra vita.
Diverse tra loro, a causa dei momenti diversi, delle situazioni diverse, con le persone anch’esse diverse le une dalle altre, per gli appuntamenti importanti e chic, per le occasioni formali e d’etichetta, oppure per le ore normali di ogni giorno. Differenti anche per materiale, spessore e forma; calzate a pennello, secondo le misure proprie di ciascuno; intonate alle esperienze liete, festose e spensierate della vita, oppure ai giorni tristi, dolorosi e sofferti di molte persone.
Abbiamo imparato a conviverci, a destreggiarci nell’uso a due mani, nell’arte di alternare e sostituire le prime con le seconde, nel nasconderle velocemente alla vista di chi si stupirebbe di vedere un’immagine diversa di noi. Se da una parte, se grazie ad esse, ai più nascondono chi siamo, viceversa a noi proprio esse ci dicono interiormente cosa non siamo, cosa avremmo potuto essere di meglio per noi stessi e per gli altri, cosa non dovremmo essere mai più, per nessun’altro.
E a luci spente, persi tra i veli del buio della notte, ecco che in silenzio le togliamo dai nostri volti, dai nostri pensieri, dai nostri cuori e stanchi le appoggiamo sui comodini della notte. Un attimo di tregua con la nostra verità, tenute a poca distanza dalle nostre mani, pronte ad essere rapidamente calzate un istante dopo il risveglio.
E tu che fai, Signore? Guardi, e pazientemente consideri quest’assurdo gioco, questo sciocco teatro dell’esistere: vite altre, storie non nostre, verità nascoste…
In punta di piedi, senza svegliarci, lasciandoci anzi riposare per la nostra fatica di attori di più personaggi, ti fai vicino a ciascuno, prendi in mano maschera dopo maschera. Le guardi, le giri e le rigiri tra le tue mani e, senza resistere, incominci a colorarle una ad una con disegni e sfumature che solo tu sai fare.
Solo alla luce del nuovo mattino scopriremo che, alla ripresa della danza delle nostre maschere, su di essi vi è ora il segno del tuo passaggio, il tocco della tua misericordia, un invito a riconoscerci tutti bisognosi di perdono, di mutua e fraterna comprensione. Anche dietro le maschere, giorno e notte, sempre, restiamo tuoi, o Signore, e, nella forza di un amore capace di riconciliazione, ritorniamo ad essere noi stessi e, per gli altri, compagni di vita.