alla sera del giorno
30.09.2018
No, non è vero! La vita non ci lascia mai così come ci trova. In bene e in male resta sempre dentro di noi qualcosa da digerire, esperienze positive e negative da cui trarre insegnamenti di vita, appunto, permanenti istruzioni d’uso utili per affrontare ancora un tratto del nostro viaggio esistenziale.
Magari potessimo parcheggiare qua e là i tanti pacchi della vita. Una volta per sempre, trovare il modo per disfarci di tutte quelle cose che ci sono divenute pesanti, ad un tratto ingombranti, ingestibili, graffianti e, più di ogni altra difficile esperienza, sanguinanti dentro. Per quanto facciamo finta di essere più forti della violenza del male; per quanto diciamo a noi stessi che nulla ci può ferire a morte, o bloccare il proseguo caparbio del nostro viaggio di vita; per quanto possiamo andare avanti come se niente fosse, è pur sempre vero però che dobbiamo ammettere a noi stessi che mente, cuore e anima hanno spasmodicamente bisogno di alimentare se stesse a fonti di serenità, di armonia, di equilibrio e, soprattutto, di eternità.
C’è una soglia alla sofferenza, oltrepassata la quale porta, una persona giunge a morire di se stessa. È come se di fronte all’insuperabile della vita non resti altra cosa da fare che sedersi ai piedi di quel muro altissimo di dolore che ritroviamo dentro e fuori i nostri sospiri, e lasciarsi andare alla deriva del non senso, del male, invocando il sopraggiungere veloce della morte. È la scelta rassegnata all’inevitabile, alla rinuncia della fede, all’impossibilità di cercare e di vivere una relazione con l’Oltre a se stessi, cioè con l’infinito di Dio e, in Lui, con l’infinito di ogni persona accanto.
Eppure, è proprio Lui ad aggiungere ventagli di possibilità senza numero ai limiti che noi stessi ci imponiamo per la finitudine delle nostre capacità personali. È come se alla terra, alla strada, ai paesaggi in cui ci muoviamo ogni giorno, Dio stesso aggiungesse – e lo fa per davvero – spazi di cielo, squarci di luce e d’infinita vastità, dimensioni calde di relazioni armoniche tra noi uomini, tra gli angeli e tra tutti con Dio stesso.
È uno specchio di cielo nel cuore, o Signore, che ti chiediamo in dono; proprio come se niente fosse, proprio come se abbiamo modo di mettere mano a colori nuovi, per tinteggiare il diverso, il positivo, il tuo sogno in noi.
Insegnaci Tu a come cercare di difendere ad oltranza, Signore, fino all’ultimo respiro, fino alla morte quel frammento di eternità che ci è ritmo nel cuore, guizzo nella mente, scintilla nell’anima.
Insegnaci a lasciarci prendere per mano da tutti coloro che dell’eternità hanno fatto lo sfondo del loro cammino di vita qui in terra e di ascesa in cielo alla tua realtà, o Signore, perché il ricordo, l’emozione e la nostalgia dell’eternità Tu le hai poste già in ciascuno di noi. Il tuo essere con noi, dentro di noi, Signore, ci rende capaci di tutto l’infinito che Tu ci doni, perché già portiamo Te dentro di noi.