martedì 30 gennaio 2018

Testimoni del Risorto oltre il Regno d'Israele

ieri CHIESA OGGI domani
alla riscoperta di Gesù, il Risorto,
vivo dentro la sua Chiesa


Milano, 28.01.2018

INCONTRO - 003
Lectio divina su At 1,6-8



LA SACRA PAGINA
At 1,6-8
6 Allora quelli che si trovavano (a cena) con Gesù gli domandarono: «Signore, è questo il momento nel quale tu devi ristabilire il regno per Israele?». 7 Gesù rispose: «Non spetta a voi sapere quando esattamente ciò accadrà: solo il Padre può deciderlo. 8 Ma riceverete la forza dello Spirito Santo, che sta per scendere su di voi. Allora diventerete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e della Samaria e in tutto il mondo».


ALLA SCUOLA DI LUCA
Il commento qui di seguito ti potrà aiutare a capire la situazione e l’ambiente in cui si svolge il fatto narrato e il perché della scelta delle parole in esso riportate.

Il secondo ricordo del Cristo risorto che Luca ci dà è contenuto in questo ultimo incontro tra Gesù e i suoi Apostoli (At 1,6-8) che noi possiamo chiamare l'ultima riunione di Gesù con gli Apostoli, nell'attesa dello Spirito Santo.

v. 6
Durante il dialogo con il Risorto, a Gesù gli Apostoli pongono una domanda molto importante, con la quale essi esprimono la speranza ebraica di ristabilire l'identità nazionale di Israele ancora soggiogato dalla dominazione romana (Ml 3,23; Sir 36,1-17; Mc 9,12). È la domanda dei figli di Israele che sentono forte in loro l'attesa messianica; la domanda di un popolo asservito ormai da secoli al potere dei popoli stranieri, ma pur sempre anelante a riconquistare la propria libertà politica e religiosa.
Il sogno di realizzare ora, con a capo Gesù risuscitato e, quindi, onnipotente sulla morte la restaurazione del regno di Davide, come aveva fatto Cleopa in Lc 24,21; il sogno di ricuperare la passata grandezza e la libertà, nonché le grandiose promesse solennemente fatte dai profeti, teneva continuamente viva negli ebrei la speranza, la quale, alla comparsa di Gesù, dovette fatalmente riaccendersi in tutta la sua forza. Questo modo di pensare era così diffuso in tutto il popolo giudaico, che, come sappiamo dal Vangelo, Gesù dovette difendersi continuamente da tutte le insinuazioni e le speranze riferite in questo senso alla sua persona (cfr. Lc 4,5-8).
A giustificazione degli Apostoli e della loro domanda circa la restaurazione del regno d'Israele, si potrebbero perfino ricordare le parole pronunziate dall'arcangelo Gabriele, quando portò l'annunzio alla Vergine Maria: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32s.).
Ciò premesso, dovremmo noi meravigliarci se gli Apostoli rivolgono a Gesù una domanda conforme in tutto alla mentalità corrente? Infatti, che cosa doveva significare per essi quell'ordine di restare a Gerusalemme in attesa d'un battesimo mediante lo Spirito Santo, sennonché ormai che stava per scoccare la fine dei tempi, predetta dai profeti come una fioritura meravigliosa di doni celesti? Non è già il Risorto per se stesso un segno che la nuova èra è incominciata?
Infine, dietro alla domanda posta a Gesù dagli Apostoli si intravvede non la speranza di una meschina restaurazione politica, bensì l'ansia verso una prossima manifestazione delle forze del regno di Dio, atteso per la fine dei tempi, che avrebbero come primo effetto la restaurazione della teocrazia in Israele, poi il trionfo universale in tutto il mondo del culto di Yahvè (cfr. Am 9,11-12, citato in At 15,16-18, e GL 4,1-2).


v. 7 
La risposta di Gesù, più che modificare la concezione messianica dell'ebraismo, punta su quell'aspetto della questione che riguarda il «tempo» della restaurazione messianica. La risposta merita tutta la nostra attenzione, poiché vi si tocca una delle più cocenti ansie della Chiesa primitiva. L'attesa della fine del mondo ormai imminente, che veniva immaginata come la «restaurazione di tutte le cose» (3,21), eccitava gli animi di tutti. Non si trovano infatti nel Vangelo delle parole di Gesù destinate a nutrire in qualche modo la credenza in un suo prossimo ritorno nella gloria (cfr. Mc 9,1; Lc 21,32)? E non si esprime forse Paolo, nelle sue prime lettere, con un tono che dimostra come anch'egli vivesse in un'atmosfera di attesa di una fine ormai prossima (cfr. 1Ts 4,15)? Per questo la risposta di Gesù, pur eludendo la questione relativa all'imminenza di tale avvenimento, contiene un'importante indicazione su tutti gli interrogativi riguardanti gli avvenimenti conclusivi della storia della salvezza. Qualche cosa di simile troviamo anche in un'altra parola del Signore: «Nessuno conosce il giorno e l'ora, né gli angeli del cielo, né il Figliolo, ma soltanto il Padre » (Mc 13,32). La Chiesa primitiva, riguardo all'ultima venuta del Signore, che sempre più chiaramente appariva tardare, contrariamente all'aspettativa universale, doveva convincersi umilmente e piena di rispetto che ogni decisione era nascosta in Dio e che il divino consiglio aveva come prerogativa la più assoluta libertà. E tuttavia essa aveva il dovere di prepararsi in vigile attesa della seconda venuta (parusia) di Gesù.
Alla domanda degli Apostoli, quindi, Gesù risponde che la determinazione dei tempi è da lasciare a Dio (cfr. Mc 13,32; Mt 24,36); bisogna confidare in Lui che dirige sovranamente e secondo la sua sapienza lo svolgimento del suo piano di salvezza per il mondo. Ciò che importa, invece, è il portare per tutta la terra la testimonianza della salvezza offerta in Gesù.

v. 8
Con il versetto 8 Luca cambia prospettiva, ponendo in esso come in germe il contenuto degli Atti degli Apostoli. Infatti, agli Apostoli che con la loro domanda mostravano di pensare a una restaurazione del «regno d'Israele», Gesù parla di campo di lavoro grande quanto il mondo intero. L'ambiente del loro apostolato si allarga progressivamente in tre riprese: la loro missione incomincia a Gerusalemme, e ciò corrisponde al significato storico di questa che è la capitale del popolo di Dio dell'Antico Testamento; vengono quindi «la Giudea e la Samaria», che stanno a indicare un secondo momento di quest'espansione progressiva; la quale traboccherà infine oltre il ristretto campo d'Israele, portando il Vangelo su tutte le vie di comunicazione, «fino agli estremi confini della terra». Si realizza così la profezia di Isaia che si riferiva alla salvezza universale operata dal sacrificio del Messia: «È troppo poco che tu sia il mio servo per risollevare le tribù di Giacobbe e ricondurre i sopravvissuti d'Israele; io farò invece di te la luce delle nazioni, affinché la mia salvezza giunga fino agli estremi confini della terra» (Is 49,6).
Sulle strade del mondo allora conosciuto gli Apostoli di Cristo dovevano dunque recare all'intera umanità il suo messaggio in qualità di testimoni. In questa parola è compreso tutto ciò che costituirà la loro attività futura in nome e per incarico del Signore. Le sue ansie diventano le loro ansie, la sua rivelazione dev'essere la loro rivelazione.
Al tempo stesso, un fatto d'incommensurabile grandezza viene indicato in questa missione di testimonianza: agli Apostoli non deve solo importare di tramandare gli insegnamenti e i comandi ricevuti da Gesù; ma Gesù stesso sarà (è) il contenuto della loro testimonianza: la sua opera, la sua morte, la sua risurrezione e glorificazione. È un'intima legge della storia della nostra salvezza che il Cristo da Maestro diventi il contenuto stesso dell'insegnamento. Non si deve tuttavia vedere in ciò quasi uno stravolgimento del Vangelo, ma uno sviluppo sostanziale del suo contenuto: Gesù. D'ora in poi nei racconti riferiti dagli Atti noi incontreremo a ogni passo gli Apostoli pienamente consapevoli del loro compito di testimoni.
Questa testimonianza, resa a Cristo e tutta centrata sulla sua risurrezione, acquista un'importanza decisiva nella vita della Chiesa per il fatto che gli Apostoli la realizzeranno con la forza ricevuta mediante la discesa dello Spirito Santo su di loro. Come lo è stato all'inizio della missione stessa di Gesù (Lc 4,1), è sempre lo Spirito Santo il vero iniziatore della missione Apostolica raccontata negli Atti. Esso, infatti, forma la base della testimonianza, in quanto i fenomeni carismatici che seguiranno sono la prima manifestazione visibile dell'azione divina salvifica che sarà oggetto di annuncio (cfr. At 2,15-21.33; 5,32). Non solo, ma il suo carattere di forza si manifesta in comportamenti umani talora insoliti, come per esempio il parlare in lingue (At 2,7), assimilato al dono della profezia (At 2,17; 11,28; 20,23; 21,4.11). Tuttavia, questa forza non interviene nella Comunità dei credenti in modo anarchico: lo Spirito Santo, comunicato a Gesù e da lui stesso effuso (At 2,33), è ricevuto dai credenti in connessione col loro battesimo nel nome di Gesù (At 1,5); è dato principalmente in vista della predicazione e della testimonianza (At 4,8.31; 5,32; 6,10); interviene direttamente nella missione ai pagani influendo sulla condotta degli Apostoli (At 8,15.17; 13,2.4; 15,28), di Filippo (At 8,29.40), di Pietro (At 10,19.44-47; 11,12.15; 15,8) e di Paolo (At 16,6-7; 19,1-7.21; 20,22.23; 21,11).
Non solo, ma oltre a formare la base della testimonianza, lo Spirito Santo risulta essere insieme stimolo e sostegno per la missione dei discepoli (At 2,4.14; 4,31; 7,55-56). Ricevuto in dono, esso non va quindi mai disgiunto dalla missione affidata agli Apostoli, poiché essi non affronteranno le vie di questa testimonianza nella loro semplice qualità di uomini, ma assieme a loro sarà lui stesso, il Signore, ad operare attraverso la storia personale dei suoi discepoli, la quale, contrariamente a quanto siamo soliti pensare, è arricchita dall'esperienza personale e dalle vicende della vita che non perderanno, per il fatto di essere visitate dalla presenza e dall'opera del Risorto, il loro significato e la loro importanza.


!!!
Nell'esperienza fatta dagli Apostoli in questo ultimo incontro con il Risorto e nella loro ristretta concezione del Regno di Dio, ci ritroviamo noi stessi, ogniqualvolta ci lamentiamo delle mancate conseguenze del dono dello Spirito nel campo religioso, sociale e politico in cui siamo inseriti; e dolenti anche noi diciamo il nostro «speravamo che fosse lui a liberare Israele» (Lc 24,21). Come fu per loro, anche per noi, la risposta di Luca resta tuttora valida.


MEDITAZIONE
Durante i prossimi giorni metti la tua vita in relazione con il testo che hai letto. È la tua rilettura allo scopo di ascoltare cosa il Signore dice a te in questo periodo o situazione della vita, cosa dice allo sviluppo della tua persona, cosa suggerisce per le tue relazioni. Lui ti consola, ti esorta, ti orienta e ti rallegra dentro il cammino della Chiesa del Risorto.

Spunti per la riflessione personale

1. 
Durante l'ultimo incontro degli Apostoli con il Cristo Risorto vengono affrontate le questioni del Regno dei cieli. Quale concezione ho del Regno di Dio? Che cosa vuol dire "Regno di Dio"? Come esso mi coinvolge nella quotidianità della mia vita?

2.
Gli Apostoli, come gli ebrei di quel tempo, sognavano un nuovo Israele. Sono capace di andare al di là dei problemi che trovo nella mia Comunità? Quale sogno ho per la mia Comunità? Come vorrei che fosse la Chiesa?

3.
La risposta al sogno degli Apostoli è contenuta nel dono dello Spirito Santo che essi riceveranno fra non molti giorni. In che modo la presenza dello Spirito nella mia vita è risposta ai miei sogni? Come lo Spirito mi coinvolge nella missione della Chiesa? Quale dono di forza lo Spirito ha riversato nella mia vita? Riesco a mettere a disposizione della mia Comunità il dono ricevuto dallo Spirito? Che cosa mi frena e perché non trovo il coraggio, di parlane con il mio don o con il mio padre spirituale?


Spunti per la riflessione in Famiglia o nel Gruppo

1.
Gli Apostoli sono invitati dalle parole di Gesù a vivere la loro fede in comunione di vita con gli altri. Quali sono le domande che sentiamo vive all'interno della nostra Comunità? Quali sono le attese che riconosciamo ancora senza risposta? L'esperienza di Cleopa (Lc 24,21) è ancora l'esperienza di molti fratelli e sorelle della nostra Parrocchia?

2.

Nel presentare a suoi Apostoli i confini della futura missione Gesù disegna tre tappe: Gerusalemme, Giudea-Samaria e estremi confini della terra. Quali sono i confini spirituali della nostra Parrocchia? Al suo interno, come possiamo delineare i volti delle nostre "Tre realtà parrocchiali": il gruppo di quanti (Gerusalemme) vivono con impegno la loro vita in Cristo? Il gruppo di coloro (Giudea-Samaria) che non sono proprio lontani dalla fede, ma che partecipano di riflesso e in modo superficiale alla vita della Comunità? Il gruppo di persone (estremi confini) che sono difficilmente individuabili a motivo della loro lontananza da noi e forse anche da Dio?

3.
Gesù afferma che il dono dello Spirito costituirà la Comunità degli Apostoli in una Comunità di testimoni. Qual è il contenuto della nostra testimonianza? Giunti a un certo punto della nostra testimonianza con e per gli altri, riusciamo a fare un passo in dietro e a lasciare a Gesù il primato dello Spirito? Quando viviamo con umiltà la forza che ci è donata dallo Spirito?


PREGHIERA
È il momento di ringraziare Dio per ogni cosa, facendo una preghiera che sgorghi dalla Parola che hai letto e meditato e che ti disponga ad ubbidire alla voce dello Spirito del Signore Risorto.

Signore Gesù,
nella tua vita su questa terra
hai avuto misericordia delle folle smarrite,
senza riferimenti e senza futuro
e ti sei opposto alle forze di morte
che amareggiano, umiliano
e distruggono la dignità umana;
tu hai saputo donare con il tuo vangelo
la pace del cuore, la chiarezza della verità,
la trasparenza generosa dei sentimenti,
la fiducia nella bontà della vita.

Signore Gesù,
aiutaci ad essere tuoi discepoli
per poterti testimoniare;
illumina il cuore e la mente per riconoscere
le inquietudini che segnano i nostri animi;
donaci il tuo Spirito
per saper discernere la tua Parola
e trovare in essa la vera pace.

Signore Gesù,
fa' germogliare in noi la serena
e forte urgenza di annunciare al mondo
l'amore che tu ci hai consegnato
nella passione e morte;
concedi a noi di vivere
la salvezza donata dalla tua Pasqua
che celebriamo nei sacramenti.

Rendici, in novità di vita,
attenti e disponibili alle necessità dei fratelli,
sull’esempio di Maria,
la madre amabile della sapienza,
la donna dal cuore tutto donato
alla causa del tuo Vangelo di amore.



IMPEGNO DI VITA CRISTIANA
È il momento di metterti in moto, di agire in conseguenza di quanto hai ascoltato, per produrre nella tua vita frutti di Vangelo.

Nei prossimi giorni rifletti sul dono che hai ricevuto della fede in Gesù, il Risorto, e chiediti in che modo tu poi essere oggi discepolo e testimone del suo amore con le persone che incontri tutti i giorni.
Rifletti, prega e ringrazia!



AUDIO DELLA LECTIO DIVINA 
per richiedere l'audio dell'incontro contattare direttamente sergio.carettoni@gmail.com


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